Nella vicenda Tutino il vero “sigillo”, senza nulla togliere al valore di quello conferito dalla città di Cosenza e consegnato dal sindaco Franz Caruso al bomber napoletano, l’ha apposto il presidente Eugenio Guarascio. In un solo colpo, dopo essersi eclissato per una settimana, immerso nei suoi pensieri, ma con le idee chiare su cosa fare, ha dato scacco matto alla controparte, trattenendo un giocatore importante, incassando la fiducia e il sostegno dell’intera tifoseria. Un’operazione con cui ha messo in chiaro alcune cose: la sua passione per il calcio sta crescendo, le conoscenze pure, portare il Cosenza lontano (all’orecchio di pochi ha sussurrato che quel traguardo a cui si guarda da tempo lo attira sempre di più). Del resto, il mancato aggancio dei playoff nel campionato da poco concluso, è un boccone difficile da ingoiare. Il Cosenza, per tre mesi, è stato aggrappato alla zona alta della classifica, mantenendo una distanza di sicurezza dalle retrovie. Non si è stati in grado, nonostante buoni investimenti sul mercato, di sferrare l’assalto decisivo. Anzi, c’è mancato poco che la squadra rischiasse la beffa. Un finale di stagione che non è piaciuto a Guarascio. Da qui la decisione di invertire rotta iniziando un nuovo corso. Nel “riscatto” di Tutino (sotto contratto fino al 2026), detto che si tratta di un’operazione storica sul piano economico vista la cifra e la piazza, c’è anche quello di un imprenditore-editore-dirigente sportivo-politico, che si fa scivolare tutto addosso come nulla fosse. Solo negli ultimi mesi, grazie ai risultati della squadra, è arrivato il disgelo con il popolo rossoblù che lo ha sempre odiato, contestato, criticato (striscioni, cori in casa e fuori non lo hanno però scalfito né fatto arretrare). Guarascio è andato avanti sempre per la sua strada perché ha quel pallino in testa. Ecco perché si è chiuso a riccio, dopo la manifestazione in Municipio organizzata per premiare Gennaro Tutino, ha risposto a pochi al telefono, si è consigliato con qualche stretto collaboratore, i soliti amici fidati e soprattutto con quello che sarebbe divenuto di lì a poco il nuovo direttore generale del club silano, Beppe Ursino (sarà preziosa chioccia per il ds Delvecchio), un altro “sigillo” importante, un profondo conoscitore del calcio, bravo a livello di rapporti umani, che mancava dai tempi di Di Marzio o se vogliamo andare ancora più indietro nel tempo, di Roberto Ranzani. Un matrimonio che covava sotto la cenere, da anni forse, e che Guarascio ha ufficializzato al momento opportuno. Così ora il presidente non si ritrova più da solo. L’operazione portata a termine giorni fa contro il volere del procuratore di Tutino, Mario Giuffredi, con il giocatore in silenzio, conferma le sue doti di imprenditore che comincia a entrare anche nei meccanismi del calcio. Grande fiuto, caparbietà e determinazione. Caratteristiche senza le quali avrebbe abbandonato il Cosenza calcio. Massacrato dalla tifoseria, ha invece tirato dritto, convinto di quello che stava facendo. La vicenda Tutino conferma, se ce ne fosse bisogno, che non vuole mollare, ora che il gioco si fa più interessante. Costi quel che costi. Sono passati tredici anni da quando prese in mano le redini del sodalizio rossoblù, spinto dall’allora sindaco Mario Occhiuto a risollevare le sorti del calcio cosentino, guidando un gruppo di imprenditori che in breve si dissolse nel nulla. Tutti, tranne Eugenio Guarascio. Da lì in poi, gioie e dolori. Ma la serie B è ancora una certezza. La mossa Tutino non è casuale. Il sindaco Caruso è avvertito: il prossimo “sigillo” potrebbe toccare al patron.