Cosenza prepara una stagione da spaghetti western. Alvini è carico: “Essere qui è un privilegio. Darò l'anima”
Sergio Leone, in uno dei suoi film western più famosi, li aveva ribattezzati “Il buono, il brutto e il cattivo”. Ecco, la serie B di ‘domani’ richiederà una triade (dg, ds e tecnico) di un certo livello. Già, perché con l’insediamento di Peppe Ursino nei panni di direttore generale, finalmente il Cosenza potrà sfoggiare... le tre punte. Volendo proseguire sul solco del parallelismo cinematografico, il ruolo di “buono” toccherebbe senza dubbio a Massimiliano Alvini. Il nuovo condottiero toscano (un conterraneo, Piero Braglia, era riuscito a tappare il vaso di Pandora della serie C e riportare i “lupi” in cadetteria dopo 15 anni) mostra il suo volto pulito, che fa pendant con le parole espresse nella conferenza stampa di presentazione. E si annuncia con un participio che lusinga il popolo rossoblù: «Privilegiato. Mi sento così ad allenare una squadra come il Cosenza». Parole che risuonano nella ‘pancia’ del “Marulla”, in una sala stampa “Bergamini” incuriosita dalla nuova creatura a tre teste. Soprattutto da quella dell’ex tecnico dello Spezia, che non si sofferma troppo sullo scorso anno. «Non penso a ciò che è stato», afferma, «ma guardo al futuro e sono concentrato su questa opportunità. Posso promettere ai tifosi che cercherò di essere il miglior Massimiliano Alvini possibile. E lo farò insieme al mio staff (annunciati i primi tre componenti: il vice Renato Montagnolo, calabrese doc, originario di Catanzaro, il collaboratore Francesco Bonacci e il preparatore atletico Claudio Giuntoli) e alla gente. Per farlo dovremo remare tutti quanti nella stessa direzione». Obiettivi... e derby. Non sarà sfuggito l’eccesso di zelo del tecnico quando sono stati toccati i tasti dell’orizzonte stagionale e delle partitissime con il Catanzaro. Se nel secondo caso Alvini indossa virtualmente la numero 10 e dribbla la vexata quaestio in salsa calabrese, nel primo la risposta è anche fin troppo chiara: «Innanzitutto dobbiamo preservare la categoria, poi vedremo il da farsi». Una frase cauta, tanto per non incappare negli scivoloni verbali del recente passato, quando si parlava di centimetri, di metri, di voglia di stupire restando un po’ più di là che di qua. Atteggiamento tattico e “rosa”. Inevitabile il riferimento al gruppo che Alvini si troverà a disposizione per poter soddisfare le aspettative di chi lo ha scelto. «Se andrò avanti con la difesa a 3? Impossibile parlare di strategia senza vedere i giocatori a disposizione. In linea di massima ho giocato con i tre difensori e i quattro centrocampisti, ma ancora è prematuro. In vista del ritiro precampionato: ogni allenatore vorrebbe già il 90% dell’organico definito, ma poi conosco l’andamento del mercato e so che ci sono delle dinamiche particolari. Mi fido del lavoro del direttore, che ringrazio perché ha preso Koaun – si tratta di un messaggio significativo per me –, giocatore che conosco per averlo allenato, che vanta un’ottima esperienza in categoria». In attesa che il campo parli, Alvini ha sparato le prime cartucce. Adesso toccherà al resto della triade metterlo nelle condizioni di lavorare al meglio. Intanto i tifosi preparano i popcorn, con la speranza di assistere a un Cosenza scoppiettante versione spaghetti western.