Ripartire dopo la sosta è l’unica strada a disposizione del Cosenza per scongiurare una stagione di stenti. La sconfitta con il Sudtirol è stata un colpo durissimo per la squadra e l’ambiente perché domenica sarebbe servito altro per rilanciarsi in classifica. Sulla prestazione opaca di D’Orazio e soci forse ha influito l’ultimo posto lasciato in eredità dalle partite del sabato. I rossoblù, tuttavia, non possono lasciarsi condizionare mentalmente dalle difficoltà. Venerdì si comprenderà la decisione della Corte d’Appello. I silani confidano in una riduzione della penalizzazione. Aiuterebbe a guadagnare terreno, umore e posizioni con il campionato fermo. Viceversa, al di là del Collegio di Garanzia del Coni, resterebbe soltanto il terreno di gioco per rovesciare la stagione. Che la squadra fosse di caratura inferiore rispetto a quella costruita un anno fa era chiaro a tutti. Partita dopo partita stanno emergendo quei limiti che fino a questo momento, specie all’inizio, sono stati coperti da impegno, fame e coesione. Un solo punto conquistato degli ultimi nove disponibili, tuttavia, ha fatto precipitare il Cosenza, che ancora oggi sarebbe salvo virtualmente senza penalizzazione ma con un margine ridottissimo. Per evitare di rivivere le stesse agitazioni del passato è fondamentale ritrovare la strada maestra e procurare le sensazioni positive raccolte fino a pochi giorni fa, altrimenti divisioni, conflitti e turbolenze rischiano di complicare i piani. Domenica pomeriggio, al fischio finale di Perenzoni, si sono registrati i primi fischi della tifoseria alla squadra. Fischi accettati da Alvini che non ha nascosto la polvere sotto il tappeto, riconoscendo la cattiva performance generale. Contro il Sudtirol, i Lupi si sono nascosti troppo presto. Nei primi minuti hanno dato la sensazione di poter essere padroni della partita, collezionando angoli e schiacciando i biancorossi di Valente nella propria metà campo, ma poi hanno accusato terribilmente il ceffone rimediato al primo errore. Disattenzioni che hanno portato al vantaggio altoatesino. Da quel momento in poi, gli avversari hanno potuto compiere un match attendista perché quando hanno voluto hanno trovato in Odogwu l’uomo sempre capace di allungare la squadra. L’attaccante, malgrado non sia andato a segno, ha creato grosse difficoltà a Camporese e agli altri, partecipando spalle alla porta al gol dello 0-1, attirando su di sé Venturi e giocando il pallone su Rover. Il Cosenza non si è rianimato neppure con la superiorità numerica, come era invece avvenuto a Bari. I rossoblù, in undici contro dieci, non hanno evidenziato la cattiveria necessaria a riprendere la partita, nonostante le modifiche sul sistema di gioco proposte da Alvini che già al fischio d’inizio ha sorpreso per alcune scelte compiute. L’allenatore ha deciso di puntare sul 3-5-2 probabilmente più funzionale al rilancio di Kourfalidis e inoltre ha lasciato in panchina Ciervo, un uomo-chiave all’interno dell’organico a sua disposizione. Per la prima volta è stato escluso dall’undici titolare anche Kouan, che non aveva brillato al “San Nicola”. Scelte che non hanno pagato. La reazione deve essere immediata ma ora il gruppo dovrà mordere il freno fino alla partita del 19 ottobre contro il Cittadella. I veneti vivono un periodo altrettanto complicato. Nelle ultime quattro hanno totalizzato soltanto un punto e tre sconfitte. Un avversario in crisi e reduce dal pesante tonfo di Reggio Emilia contro il Sassuolo (6-1). Ferite che se i rossoblù non vogliono pagare sulla propria pelle dovranno saper gestire al “Tombolato”. Da domani ci sarà tempo a sufficienza per schiarirsi le idee, riorganizzarsi e rimanere compatti.