Il rombo del motore del Cosenza di Massimiliano Alvini nell’ultimo mese ha mostrato un suono più intenso, complice anche i cavalli sprigionati da Manuel Ricciardi. Intorno alla figura dell’esterno romano, il tecnico toscano ha ritoccato il suo disegno: «Mi piace tanto il modo in cui l’allenatore mi chiede di interpretare il mio ruolo. Ho parlato con lui e mi ha chiesto di svariare tanto. Mi concede parecchia libertà, consentendomi allo stesso tempo di seguire l’istinto. Sto cercando di ripagare la sua fiducia dopo un periodo che mi è servito un po’ per fare rodaggio dal momento che non ho svolto la preparazione con la squadra pertanto sono partito molto indietro rispetto ai compagni. Attraverso il lavoro però sono riuscito a raggiungere la migliore forma».
Si è sviluppata anche una buona connessione con Giacomo Ricci, che dall’altro lato del campo ha guadagnato galloni importanti. Proprio un suggerimento di quest’ultimo ha portato al gol con la Juve Stabia. «Con “Jack” – ha continuato Ricciardi – si è instaurata un’ottima affinità in campo. Ci capiamo, conosco i suoi movimenti e lui allo stesso tempo sa dove giocare la palla per trovarmi».
Il Cosenza è sembrato possedere una cilindrata differente nelle ultime cinque partite in cui sono stati prodotti nove punti, la metà di quanti ne sono stati collezionati nei primi 13 incontri. «Non credo si possa dire che sia cambiato qualcosa, ciò che di diverso si è registrato sono stati i risultati. Ma in tutti questi mesi la squadra ha mantenuto sempre la stessa fame. Ha dimostrato un’indole invariata con ideali e principi di gioco immutati. In tutti noi è consolidata la volontà di dare il massimo in favore del collettivo. Abbiamo voglia di raggiungere la salvezza, poi se giungerà qualcosa in più sarà tutto di guadagnato». Guai a porsi dei limiti: «Dopo la penalizzazione ci siamo guardati in faccia, consapevoli che la classifica in quel momento non ci rispecchiasse. Abbiamo deciso di continuare a compiere il nostro percorso senza distrazioni, lavorando sodo e a testa bassa, senza fare proclami e parole. Nella vita è da sciocchi darsi dei limiti». Quest’anno ha compiuto uno step nella crescita professionale. Dopo oltre 130 presenze in serie C, il laterale destro romano – 24 anni compiuti lo scorso 17 aprile – è sbarcato in serie B. Non vuole fermarsi qui: «In questo momento ho un solo obiettivo in testa, vale a dire la salvezza del Cosenza, una missione che condivido con la squadra. La differenza con la C si nota soprattutto nei venti metri finali del terreno di gioco perché molto spesso hai di fronte calciatori di grande qualità ai quali non puoi concedere neppure un attimo perché rischi di pagare caro ogni minimo errore. Devi sbagliare davvero poco, per fortuna ad Avellino ho già avuto modo di essere in gruppo con giocatori importanti, che hanno contribuito alla mia crescita. Il mio ambientamento alla nuova categoria è stato graduale. Ora sono concentrato unicamente su questa maglia ma credo che raggiungere la serie A sia l’aspirazione di tutti quelli che svolgono questo lavoro. È un obiettivo che mi sono prefissato tanto tempo fa e che mi auguro di raggiungere».
In estate, quando ha ricevuto la chiamata dei Lupi ha chiesto consigli ad ex rossoblù, Michele Rigione: «Ho chiesto immediatamente informazioni a lui, che non ha esitato a consigliarmi il trasferimento. Mi ha detto che mi sarei trovato bene sia per la città sia per il tipo di piazza, molto passionale. Ricevuta la sua “dritta”, ho colto al volo l’opportunità senza pensarci ulteriormente». Nella foto trapelata dallo spogliatoio del “Rigamonti” è emerso un dettaglio su Ricciardi: sul petto, il laterale del Cosenza ha un grande tatuaggio, che raffigura da un lato la Madonna e dall’altro Gesù Cristo, in mezzo le croci sul Golgota: «Sono abbastanza credente – ha ammesso – ma in un modo mio, per certi versi non convenzionale. Sono convinto che a giudicarci sia soltanto uno e non importa sbagliare ma tornare sui propri passi una volta che si è compiuto un errore».
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