Pratico, quando serve anche “sporco”, e dannatamente tenace: signore e signori ecco a voi il Cosenza di Massimiliano Alvini
Si può essere belli, ma si può piacere ugualmente... senza esserlo. Ecco, mettiamola così: il Cosenza di Alvini non ha il fascino statuario di una star però “arriva”. Di sicuro arriva alla sua gente, al popolo rossoblù che di nomi altisonanti, in serie B, soprattutto a cavallo tra la fine dello scorso secolo e i primi anni 2000, ne ha visto qualcuno. E venne, ad esempio, il Cosenza di Strada e Lentini, di Altomare e Giandebiaggi, di Pantanelli e di Zampagna. Di Savoldi e di Pisano. Per venire ai tempi più recenti, c'è stata anche la squadra trascinata da Tutino terzo (inteso come capitolo scritto con la maglia del Cosenza) che di qualità poteva mostrarne parecchia, così come di alternative. Eppure, il tifoso rossoblù, al netto delle giocate qualitative mostrate dai campioni, va matto per chi suda la maglia, per i giocatori coraggiosi che sono in grado di strappare la palla agli avversari e calciano da 40 metri, per i coast to coast in fase di ripiegamento. Ecco perché, ne siamo praticamente certi, il Cosenza di Alvini sarà ricordato per sempre. Pur non facendo brillare gli occhi e spellare le mani, i rossoblù si dannano in campo e vanno dritti al sodo. Arrivano prima dei dirimpettai sulle seconde palle, sanno ribellarsi a un destino che sembra già scritto (emblematico il pari centrato contro la capolista Pisa), corrono come dei matti: sono i prototipi dei giocatori che restano nella memoria. Perché anche giocando “sporco” e non di fino, quando necessita, arrivano i risultati: da sette gare a questa parte - pressapoco da quando il ricorso il cui esito avrebbe potuto restituire i quattro punti di penalizzazione è stato rispedito al mittente - il Cosenza muove sistematicamente la classifica: non un dato da poco, se si considera che mai come quest'anno corre anche chi sta in fondo. Tra l'ultima (13 punti) e i playoff (19) ci sono appena sei punti di differenza! Ecco, in un contesto così competitivo, non perdere mai è vitale. E poi capita che, a furia di mostrarti tenace, arrivi anche il gol della domenica. La bordata al volo di Fumagalli sotto l'incrocio è simbolica da questo punto di vista. Così come la caduta di Alvini dopo il gol. Poi si è rialzato. Non è un caso, perché questo Cosenza casca ma sa subito rialzarsi. Questo Cosenza sarà ricordato a lungo anche senza essere bello e impossibile. Semmai è un “tipo”. Un “tipo” molto interessante, che piace e lascia il segno.