Sono trascorsi meno di tre mesi dal derby d’andata ma è già storia di una vita fa. Le lacrime di Massimiliano Alvini al gol su rigore di Riccardo Ciervo sono un lontano ricordo. Il tecnico di Fucecchio fa già parte della storia passata del Cosenza. Al termine del confronto giocato al “Marulla”, i rossoblù credevano di aver trovato la chiave di volta per risalire, alla fine di giorni molto complicati, costellati dall’aumento sconsiderato dei prezzi esercitato da Eugenio Guarascio – poi in parte tornato sui propri passi qualche ora più tardi – e dalle dimissioni del direttore generale Beppe Ursino alla vigilia di Natale. Così, quello che era stato scambiato come il punto di rottura con la fase più delicata, è diventato invece l’inizio di un lungo tunnel. Dopo l’1-1 del 26 dicembre, i rossoblù erano ultimi in classifica in compagnia del Sudtirol, con 17 punti. A distanza di dieci turni, la formazione silana chiude la graduatoria da sola e con quattro punti di ritardo sulla Salernitana, cinque sul quartultimo posto e sei sulla salvezza diretta. Gli altoatesini, con cui prima si condivideva il fondo, adesso hanno un vantaggio di otto lunghezze e sono tornati a respirare aria pulita in seguito alla rotonda vittoria esterna contro il Cittadella. Se qualcosa è cambiato rispetto al derby di due mesi e mezzo fa, dunque, lo ha fatto soltanto in peggio ma il Cosenza che domenica pomeriggio sarà accolto al “Ceravolo” è comunque una squadra rigenerata dalle due partite recenti. In ogni caso arriverà all’ultima sosta prevista dal calendario in coda al gruppone ma ha una opportunità ghiotta per continuare a rosicchiare terreno sulle avversarie dirette e riaccendere la lotta. Per farlo servirà la stessa rabbia del confronto d’andata (giocato in inferiorità numerica per quasi novanta minuti a causa dell’ingiustificata espulsione di Caporale) e maggiore precisione. Batterà però un cuore nuovo perché, come detto, la passione di Alvini è stata lasciata alle spalle. Tuttavia, nel sold out di Catanzaro, in uno stadio che ricorderà dal pre-match fino all’ultimo la condizione di classifica, il Cosenza si affiderà ai cosentini, quelli genuini – come Garritano, Belmonte, Angotti, Fischetti, Spingola e gli altri componenti dello staff tecnico e medico – e quelli d’adozione, come Tortelli, D’Orazio, Florenzi e Micai. Toccherà a loro orientare gli sforzi dei compagni in una partita che va molto al di là del mero orgoglio campanilistico in quanto può rappresentare la svolta in una stagione tormentata oltre ogni aspettativa. La linea della “cosentinità” è quella alla quale ci si è affidati già una volta in passato, nell’immediato lockdown. Ed in quel caso, i Lupi sono riusciti a viaggiare ad una media punti da guinness o quasi, tanto da incuriosire la stampa internazionale per l’impresa realizzata. Un nuovo miracolo sportivo deve passare necessariamente per lo sgambetto ai “cugini”. La truppa silana dovrà lasciarsi eccitare e motivare dal ritrovarsi in un ambiente ostile e per giunta senza propri tifosi al seguito. Come indicano il ct della nazionale Spalletti e prima di lui William Skakespeare: «Non è nelle stelle che è scritto il nostro destino, ma in noi stessi: uomini forti, destini forti; uomini deboli destini deboli. Non c’è altra strada».