
Un compleanno amaro per Gennaro Delvecchio, arrivato in riva al Crati con l’obiettivo di mettere la firma su un’altra impresa salvezza del Cosenza ma che nove mesi più tardi rischia di vedere il suo lavoro in frantumi.
Il piano è vicino a saltare per aria. Prima di lui, tre suoi colleghi sono stati capaci di compiere delle vere e proprie imprese: Trinchera (ma al leccese è stata abbuonata una stagione, la sua ultima ai piedi della Sila, in virtù del caso-Chievo Verona), Goretti e Gemmi hanno superato indenni la prova di fuoco con Guarascio.
I tre direttori sportivi transitati dalla città di Telesio prima di Delvecchio perdipiù hanno sfruttato l’esperienza accanto al patron silano come trampolino di lancio verso la Serie A.
L’ex centrocampista rischia di compiere il percorso contrario: arrivato dalla massima categoria, nella quale svolgeva il ruolo di braccio destro di Sean Sogliano all’Hellas Verona, sta conducendo il Cosenza a fari spenti verso la Serie C. Eppure durante la scorsa estate la fiducia dell’impresario di Parenti nei suoi confronti era stata cospicua, quasi incondizionata. Guarascio, infatti, dopo aver precedentemente dispensato soltanto contratti annuali, si era convinto a disegnare con Delvecchio un progetto biennale.
Il direttore sportivo di Barletta nel corso della sua conferenza stampa di presentazione, giorno in cui a creare l’entusiasmo fittizio all’interno del popolo silano era stato soprattutto il riscatto di un altro Gennaro (Tutino), era apparso desideroso di mettersi al lavoro, sicuro di poter cambiare il volto del Cosenza, club da cui difficilmente i giocatori avrebbero varcato la porta d’uscita.
Poche settimane più tardi, tuttavia, i rossoblù hanno perso elementi di spicco in ogni reparto: Meroni è arrivato in scadenza, Calò è stato ceduto al Cesena, Tutino si è accasato alla Sampdoria e anche Marras è riuscito alla fine a vincere il suo braccio di ferro raggiungendo Viali alla Reggiana. Delvecchio, che con Guarascio sognava di saccheggiare l’Est Europa rafforzando l’organico con calciatori sconosciuti e destinati a generare plusvalenze, inoltre, si è dovuto accontentare di due colpi fuori dai confini italiani: Mauri e Sankoh. Ricordare come si è conclusa l’esperienza di entrambi sarebbe infierire.
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