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Cosenza, siamo all'assurdo. Ormai è tardissimo, ma la società manda i rossoblù in ritiro prima del Bari

Comunque la si guardi, quella che sta per andare in archivio è una delle peggiori stagioni (se non “la peggiore”) della storia cadetta del Cosenza calcio. Anche a volersi sforzare, si fa fatica a trovare una mosca bianca in mezzo al vespaio di errori, mosse assurde e decisioni tardive assunte dalla proprietà. Tanto vale ribaltare la prospettiva, cercando il podio degli errori. Qui, invece, c'è l'imbarazzo della scelta. L'ultima scelta discutibile della serie riguarda l'aver mandato la squadra... in ritiro dopo la sconfitta di Salerno. Una punizione per l'ennesimo ko stagionale o la volontà di mantenere alta la concentrazione? In ognuno dei due casi, la decisione non ha alcun senso. E non è l'unica di una stagione che, iniziata con la spada di Damocle della penalizzazione, pian piano è andata sfracellandosi, così come i sogni di permanenza cadetta dei tifosi rossoblù. La verità è una e una sola: se c'era anche mezza possibilità di salvare capre e cavoli era rappresentata dal mercato di gennaio, quando c'era da rinforzare una squadra che giaceva all'ultimo posto: ma è stato fatto meno del minimo sindacale. Tutto il resto non ha sortito effetto (e come avrebbe potuto?): dal cambio allenatore (poi rinnegato, con l'Alvini bis) al tentativo disperato di riconquistare i tre punti appellandosi a chiunque. Nella stagione dei record negativi, in una cosa la società rossoblù si è mostrata imbattibile: nel timing sbagliato di ogni singola decisione. Mai come quest'anno non ne è stata azzeccata mezza.

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