Cosenza

Venerdì 09 Maggio 2025

“Esisto ma non vivo”, il corto calabrese del regista Martire a Entre Deux

Nel buio di una sala, tra le pieghe d’un racconto, si annida la verità più scomoda: quella dei corpi che esistono ma che fingiamo di non vedere. «Esisto ma non vivo» di Marco Martire irromperà il 14 maggio all’International Inclusive Film Festival Entre Deux di Cannes come un grido silenzioso, portando sul grande schermo l’incandescenza di un tema che forse spaventa: il desiderio erotico di un ragazzo disabile, quella fame di carne e di anima che non conosce distinzioni, che brucia indifferente alla forma del corpo che la ospita. Sulla Costa Azzurra accadrà qualcosa di raro: un cinema italiano che osa guardare ciò che spesso è confinato nell’invisibile. Un’opera prima – girata tra Cosenza e la Sila – che è già stata premiata, è entrata in concorso al David di Donatello e selezionata per il Premio nazionale del Cinema Indipendente. Marco Martire, nativo di Casali del Manco (Cosenza), costruisce la sua narrazione sui territori del Sud, ma più ancora sui territori inesplorati dell’intimità negata. Con la forza di una storia vera, scava nel paradosso di esistenze piene di emozioni ma private della pienezza del vivere. Il suo è un cinema che rompe il silenzio imposto, che mostra la crudeltà sottile di una società che concede l’esistenza ma nega la vita. Con Davide Carpino, giovane attore cosentino con disabilità, protagonista della storia, e Angela Ferlaino, interpreti di una narrazione che non cerca facili soluzioni, la macchina da presa si fa strumento di verità. Non c’è pietismo nello sguardo, ma la determinazione di chi sa che il cinema può essere luce nelle zone d’ombra della coscienza collettiva. Questo approdo, poco lontano dalla celeberrima Croisette, conferma che le storie necessarie trovano sempre la strada per essere raccontate. E quella dell’affettività e della sessualità nella disabilità è una storia capace di squarciare il velo di un tabù anacronistico. Il cineasta sceglie di vedere ciò che si preferisce ignorare. Il suo cinema è arte, ma anche atto politico, affermazione ostinata che il desiderio, nelle sue infinite declinazioni, è patrimonio inalienabile di ogni essere umano. «Esisto ma non vivo» è la condizione di chi si sente negato nella propria completezza, di chi vede la propria carnalità ridotta a problema medico o, peggio, cancellata. Martire ricorda a tutti noi che la disabilità non è assenza, ma diversa presenza, non è mancanza, ma differente pienezza.

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