Un guasto alle idrovore o lo scarico sconsiderato di qualcuno? Potrebbero essere queste le cause del riversamento di liquami maleodoranti avvenuto nelle scorse ore in prossimità dello scolo situato alla fine del lato Nord del lungomare. Un film noto che, purtroppo, si ripresenta sistematicamente agli occhi di turisti, visitatori e residenti. Questi canali, posizionati lungo la via marina dedicata al capitano di corvetta Natale De Grazia, dovrebbero funzionare al solo scopo di consentire il deflusso delle acque piovane che, a loro volta, dovrebbero essere raccolte nei tombini situati lungo le strade cittadine. Qualora i temporali fossero copiosi e le idrovore non fossero in grado di svolgere il proprio lavoro questa via di fuga garantirebbe alla città di non allagarsi. Fenomeno che invece si ripete ad ogni temporale. Le cose, dunque, non funzionano per come dovrebbero. Molto spesso in questi canali si registra la presenza di liquami puzzolenti e maleodoranti che fanno pensare più alla fogna che non alla pioggia. Sull’argomento, nel corso degli anni, i dibattiti politici si sono sprecati: innumerevoli sono state le pubblicazioni sulle reti sociali da parte di cittadini o di rappresentanti delle istituzioni che hanno evidenziato le “nuance” nerastre dell’acqua. Il caso più eclatante, da questo punto di vista, si registrò nel 2017 alla foce del fiume Catocastro. In quell’occasione intervenne anche la Procura della Repubblica di Paola che, di fatto, ha secretato i risultati degli esami e delle indagini. Lo sversamento delle scorse ore, l’ultimo in ordine di tempo, ha riacceso la polemica. Gli utenti delle reti sociali hanno richiesto anche l’intervento della Delegazione di spiaggia della Guardia costiera, anche se lo spirito che ha animato l’azione sembra essere improntato più alla rassegnazione che non alla convinzione. Il dubbio amletico è sempre lo stesso: ad Amantea la raccolta delle acque bianche condivide, anche se solo in parte, la rete fognaria e viceversa? La risposta ufficiale è indirizzata verso il no, ma i dubbi, anche a vedere alcune immagini, resta. Serve trasparenza. E la prima a tracciare questa strada dovrebbe essere la stessa Procura della Repubblica di Paola, rendendo noti i risultati di quegli esami.