Gli autisti della postazione di emergenza territoriale del Giannettasio dell’ospedale spoke Corigliano-Rossano ci sono e sono anche in reperibilità, ma, ironia della sorte, mancano le ambulanze, se così si possono definire le due in dotazione entrambe ricoverate in officina che accusano l’usura del tempo e dei meccanismi. Uno stato di cose che si trascina da tempo a cui, a quanto sembra, non si pone rimedio visto che delle nuove acquistate dall’Asp e promesse al vasto territorio dello Jonio cosentino dove funziona il solo ospedale spoke che comprende i due stabilimenti ospedalieri di Rossano e Corigliano, da oltre tre anni non ne arrivano. Anzi no, arrivano quelle private, a dire il vero efficienti ed in regola sia per quanto riguarda l’età dei mezzi sia per quanto riguarda i chilometri percorsi secondo il protocollo della sanità, che costano all’Asp e, quindi, ai cittadini, migliaia di ero al giorno. Denaro con cui si potevano acquistare le nuove per dotare le due postazioni di Rossano e Corigliano di mezzi efficienti. Una delle due ambulanze, infatti, quella “nuova”, secondo quanto appreso, ha un’età di oltre 3 anni e oltre 200 mila chilometri di percorrenza ed è per l’ennesima volta, in officina da due settimane, mentre l’altra, che entra ed esce dall’officina, avrebbe la veneranda età di 15 anni e avrebbe percorso oltre 500 mila chilometri. Due mezzi, che, secondo il lo stesso protocollo appena citato, non potrebbero circolare. Infatti esse costituiscono un pericolo per i pazienti trasportati e per l’equipaggio. Nei giorni scorsi, lungo la vecchia SS.105, nel tortuoso tragitto tra i due ospedali, l’ambulanza “nuova” è rimasta in panne e si è fermata nella contrada Piragineti con il paziente e l’equipaggio all’interno. Successivamente la stessa sorte è toccata all’ambulanza veterana utilizzata per il trasporto urgente di provette da un ospedale all’altro. Anche in questo caso il mezzo, che non dispone delle attrezzature di refrigerazione per la conservazione del sangue secondo norma, si è fermato nella stessa contrada intermedia tra le due città. E che si tratti di una situazione inverosimile lo dimostra il fatto che, nelle poche volte che vengono risuscitate ed utilizzate, si presentano con un’ambientazione interna che sicuramente non invita alla tranquillità ed alla sicurezza. All’interno i mezzi non dispongono di allocazioni apposite per la sistemazione delle delicate e costose attrezzature elettromedicali. Queste infatti viaggiano legate alla meno peggio ad un sedile. Così come anche le barelle interne dove vengono adagiati i pazienti sono fermate con lacci. Tutto ciò, secondo gli umori registrati negli ambienti, potrebbe costringere autisti, medici ed infermieri a rifiutarsi, per motivi di sicurezza, di salire sui mezzi non idonei, fino a quando l’Asp non invierà quelli idonei.