Come il padre. Legato da un uguale tragico destino. Antonino Sanfilippo, 31 anni, è sparito da 13 giorni. Ingoiato dalla lupara bianca. Il suo furgone è stato ritrovato tra le acque melmose del porto di Corigliano. Il mare solcato dai pescherecci aveva già restituito il corpo di Pietro Longobucco, 51 anni, vecchia conoscenza delle forze di polizia e, soprattutto, amico quasi inseparabile di Sanfilippo. Pure Longobucco era sparito nel nulla prima di riemergere dai bassi fondali dell’invaso con il volto quasi sfigurato da quattro pistolettate sparate a bruciapelo. I due erano insieme e sono probabilmente morti insieme. Ammazzati nell’ambito dei feroci regolamenti di conti che da trent’anni animano la vita della criminalità organizzata in tutta la Sibaritide. Il cadavere di Sanfilippo, tuttavia, non si trova. Così come non si trovò quello di suo padre, Domenico, detto “Mimmo il catanese” per via delle lontane origine siciliane, assassinato e fatto sparire nel 1997. L’uomo vene eliminato a soli 38 anni da due malavitosi coriglianesi poi diventati collaboratori di giustizia: Antonio Cangiano e Giorgio Basile. L’omicidio fu consumato dai due sicari il 23 novembre del 1997 ad Arcen en Velden, in Olanda. I padrini nostrani temevano che il "catanese" potesse pentirsi. Con Basile e Cangiano, la vittima aveva infatti venduto droga in mezza Europa, agendo per conto dei "mammasantissima" dell’area ionica calabrese. Leggi l’articolo completo su Gazzetta del Sud – edizione Cosenza in edicola oggi.