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Donna precipitata dal balcone a Scalea, indagini concentrate sulle tracce biologiche trovate a casa

Potrebbe essere racchiusa in alcune tracce biologiche la soluzione del delitto di Scalea. Infatti, i carabinieri del Ris di Messina stanno analizzando altri oggetti e macchie di sangue trovati nell’appartamento di Medina Pena, la 36enne di Panama precipitata lo scorso 23 dicembre dal balcone della casa in cui abitava con il suo compagno.

Ed è proprio lui, Angel Manuel Garcia, accusato di averla uccisa. Il 26enne della Repubblica Dominicana dalla Vigilia di Natale è rinchiuso nel carcere di Paola perché per gli inquirenti diversi elementi farebbero emergere una sua responsabilità. Ma il ragazzo, difeso dall’avvocato Giorgio Cozzolino, si è sempre dichiarato innocente raccontando una versione dei fatti che però non ha convinto i magistrati.

Perché, quella notte, i due erano insieme a una festa a casa della mamma del ragazzo, dalla quale poi Medina sarebbe andata via prima perché infastidita dal comportamento del suo fidanzato.

Sarebbe, quindi, tornata a casa e dopo poco tra loro sarebbe scoppiata l’ennesima lite sempre - a dire del ragazzo - per la assurda gelosia della donna. Lei, secondo quanto emerso, faceva la prostituta ma non era il suo “lavoro” a creare problemi nella coppia. Ma, appunto, la gelosia della vittima che non avrebbe accettato nemmeno che il compagno andasse a lavorare nel negozio della mamma.

Il giovane sostiene che lei si sia suicidata e che lui non sia riuscito a fermarla ed è precipitata. Secondo i pm, sarebbe stato lui a buttarla giù. Al vaglio dei magistrati (le indagini sono coordinate dal procuratore capo Pierpaolo Bruni e dal sostituto Maurizio De Franchis) alcuni elementi chiave come le macchie di sangue trovate in casa. A chi appartengono? La difesa ha già fatto ricorso al Tdl.

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