Sibari, imprenditore preso di mira dalla 'ndrangheta: dopo il resort incendiata una lavanderia
Ancora fiamme nelle strutture ricettive dell’imprenditore Luigi Sauve. Ieri sera, verso le dieci, le fiamme hanno divorato alcune lavatrici industriali distruggendo tutta la biancheria producendo danni per circa centocinquantamila euro. La situazione nella Sibaritide si fa sempre più rovente. I riallineamenti tra cosche della ‘ndrangheta per il controllo del territorio a seguito dell’omicidio del boss Leonardo Portoraro, datato sei giugno 2018, iniziano a far sentire i loro effetti. L’escalation criminale contro Sauve e le sue strutture era iniziata sabato 29 dicembre. Mentre i dipendenti erano arrivati sul posto di lavoro per preparare il matrimonio di una coppia di cerchiaresi, aprendo la sala Giunone, quella deputata ai banchetti nuziali, hanno scoperto che il locale era stato interessato da un incendio che aveva distrutto il locale arrivando a danneggiarne seriamente finanche il solaio. Danni per circa duecentomila euro. Sin dalle prime ore s’era parlato di atto intimidatorio. Fuori dalla “Giunone”, infatti, è stata ritrovata una tanica di benzina, vuota, da ventri litri e già nei mesi scorsi, la struttura era stata oggetto di piccoli furti e danneggiamenti. A distanza di pochi giorni, poi, un altro rogo anch’esso di natura dolosa, ha distrutto due autovetture in uso a uno dei dipendenti della struttura molto vicino all’ingegnere Luigi Sauve, proprietario della struttura. Domenica, intorno alle tre di mattina, in via Olimpo a Sibari un incendio ha distrutto due macchine. Dai primi rilievi il rogo sarebbe partito da una vecchia Seat Marbella per poi distruggere anche una nuova Fiat 500 L. Entrambi i veicoli sono intestate ad un pensionato ottantatreenne del posto. I conti, però, non tornano. Soprattutto per due motivi. Il primo è che una delle due auto è in uno al figlio del pensionato e la seconda è che il figlio lavora al Minerva resort club, uno dei villaggi turistici più importanti della costa ionica e di proprietà dell’ingegnere Luigi Sauve. Ieri il nuovo atto intimidatorio contro i locali con la lavanderia che serve tutte le sue strutture: tre villaggi turistici Minerva, Maregolf, Marlusa e il centro benessere Pietra di Luna. Tutta la biancheria è andata in fumo. Si stimano danni per circa centocinquantamila euro. Sauve da anni opera sul territorio con le sue strutture ricettive offrendo numerosi posti di lavoro in un territorio sempre più vessato dalla crisi e dall’emigrazione. Fortunatamente i suoi villaggi, che contano in totale quasi tremila posti letto e danno lavoro a oltre cinquecento persone, risultano essere coperti da assicurazione ma la situazione è critica. Nei mesi scorsi, infatti, la struttura era stata già oggetto di piccoli furti e danneggiamenti ma quanto successo negli ultimi giorni ha una matrice molto diversa che lascia trasparire un chiaro disegno criminale. Le forze dell’ordine sono a lavoro sul caso. Nelle prossime ore saranno visionate le immagini delle telecamere a circuito chiuso presenti nella struttura. Serviranno a capire in quanti anno agito, come si sono mossi e a che ora hanno operato. I video potrebbero anche servire ad identificare gli esecutori dell’intimidazione. Una ferocia che non si vedeva da tempo a queste latitudini e che trova una spiegazione proprio nei riallineamenti tra cosche per il controllo del territorio a seguito dell’uccisione del boss Leonardo Portoraro. Trenta colpi andati tutti a bersaglio tranne uno hanno lasciato la pesante eredità del controllo della Sibaritide. Se il boss cassanese era garante di una pax mafiosa in base alla quale le ‘ndrine locali si spartivano appalti, traffico di droga e armi senza troppi problemi ora, venendo a mancare l’ago della bilancia, la situazione s’è fatta rovente e in alcuni casi esplosiva.