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Rende, Gratteri rivela: "Un'organizzazione terroristica interagisce con le mafie"

Esiste una organizzazione terroristica sovranazionale che interagisce direttamente con le mafie. A dirlo, è scritto in una nota, è stato il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, nel corso di una lezione al Master in Intelligence dell'Università della Calabria. A riguardo, prosegue la nota, Gratteri "ha citato l'esempio di un trafficante di San Calogero, in provincia di Vibo Valentia, che non aveva pagato una partita di droga ai cartelli colombiani e che è stato intercettato dai terroristi spagnoli dell'Eta". Tali interazioni, a giudizio del magistrato, possono trovare un'ipotesi di convergenza sopratutto nell'ambito dei porti che è difficile controllare anche per le loro estensioni, come quello di Santos che ha 35 chilometri di banchine oppure quello di Amsterdam che si sviluppa per 17. "Appunto per questo - ha sostenuto Gratteri - l'attività di intelligence diventa decisiva. Un fenomeno a cui prestare particolare attenzione è verificare se le mafie riescano a condizionare direttamente o indirettamente alcuni media di élite che sistematicamente cercano di delegittimare le attività dei servitori dello Stato".

"Il fenomeno della 'Ndrangheta è stato sottovalutato. Bisogna conoscere la storia per capire come mai da noi i ladri di polli sono diventati la mafia più ricca del mondo e altrove sono rimasti ladri di polli". Secondo Gratteri, inoltre, "i calabresi non sono omertosi, sono delusi, stanchi del potere, sfibrati da mille maneggi". Il procuratore, è scritto in una nota, ha poi affrontato il tema dell'area grigia evidenziando che "il riciclaggio più che dai grandi istituti di credito viene compiuto spesso dalle banche locali i cui vertici sono più condizionabili. I capi delle mafie non sono in grado di fare operazioni raffinate di riciclaggio e quindi si servono di professionisti e di finanziarie, quasi sempre del Nord e principalmente lombarde". Gratteri ha poi ricordato che "le mafie sono state storicamente legittimate dalle classi dirigenti, come dimostra il primo scioglimento di un consiglio comunale per mafia avvenuto a Reggio Calabria nel 1869".

Quindi ha rilevato che "abbiamo sciolto tanti comuni per mafia e ne scioglieremo ancora di più. Il voto inquinato non si risolve con la decadenza dei consigli comunali ma assegnando più poteri ai commissari". Gratteri ha poi evidenziato che la mafia emergente è quella albanese, dura e feroce e alleata quasi dovunque con la 'ndrangheta. Ma le collaborazioni sono costanti anche con altre consorterie criminali come dimostra la gestione della cocaina di strada che viene organizzata su indicazione della 'Ndrangheta dalla mafia nigeriana o dalla criminalità del posto. Il magistrato ha poi approfondito la dimensione globale delle mafie, facendo un riferimento specifico alla Colombia. "In Colombia - ha sostenuto - ci sono grandi professionalità nel contrasto al narcotraffico, affiancate dagli operatori della Dea statunitense. Spesso collaboriamo meglio con la locale magistratura e polizia che con gli omologhi europei. Mi sono dichiarato contrario all'accordo con i terroristi delle Farc che ha provocato 260 mila morti e che è stato poi bocciato dalla popolazione".

Il procuratore di Catanzaro ha poi evidenziato come la mafia non sta più ad aspettare sul cantiere ma condiziona prima le scelte politiche delle opere pubbliche sul territorio. Infine ha individuato nell'educazione una chiave di volta decisiva: "il livello dell'istruzione in scuole e università oggi è spesso scadente per cui occorre investire nella serietà degli studi con orari a tempo pieno, non finalizzando i finanziamenti al numero e ai tempi dei promossi e remunerando meglio gli insegnanti. Amo la mia terra - ha concluso - e amo il mio lavoro ma sono indignato perché ho sessanta anni e solo ora comincio a vedere qualche cambiamento, una rivoluzione mentale che coinvolge una giovane generazione di servitori dello Stato che potrebbe invertire radicalmente la tendenza in Calabria e in Italia. Non è semplice, ma è l'unica strada".

"L'informatica risolve gran parte dei problemi dell'umanità poiché oggi anche le macchine si guidano da sole e i robot effettuano operazioni chirurgiche sull'uomo. È mai possibile che solo nella giustizia occorra rimanere ancora alla penna e al calamaio?". "È chiaro - ha aggiunto Gratteri - che si toccano precisi interessi a rendere veloci e trasparenti le procedure. L'informatizzazione del processo significherebbe, tra l'altro, utilizzare meglio i 10 mila addetti della polizia penitenziaria sui 44 mila totali che ogni giorno sono impegnati nelle traduzioni e nei trasferimenti dei detenuti. Questo comporta non solo un costo aggiuntivo annuo di 70 milioni di euro ma anche la chiusura di intere sezioni delle carceri per mancanza di personale, contribuendo al sovraffollamento. Inoltre, le notifiche giudiziarie elettroniche sgraverebbero quotidianamente migliaia di operatori delle forze dell'ordine da queste incombenze. Così come assegnare ai detenuti un tablet dove notificare tutti gli atti processuali migliorerebbe enormemente il sistema di amministrazione della giustizia. Questo - ha concluso - è l'esatto contrario dell'abbassamento dei livelli di garanzia".

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