Un botto fragoroso e un principio d’incendio hanno turbato la quiete degli abitanti di via Savinio, a Rende, nella tarda serata di mercoledì. La preoccupazione è di casa dalle parti del quartiere di Arcavacata che, ormai da mesi, combatte contro l’installazione del ripetitore di telefonia mobile a un tiro di schioppo dalle abitazioni e dalle residenze universitarie. A lanciare l’allarme è stato Ubaldo Panno, leader del movimento “No Antenna” e proprietario della villa. Se non fosse stato per l’intervento delle forze dell’ordine, la struttura avrebbe potuto subire gravi danni. «Si è trattato di un atto intimidatorio a tutti gli effetti», precisa lo stesso Panno, «che ho prontamente denunciato ai carabinieri: una bomba molotov è stata lanciato nel giardino ai piedi della villa dove abito con la mia famiglia e miei genitori, che sono stati i primi ad accorgersi di quanto accaduto. La paura è stata tanta perché il rumore e le fiamme ci hanno colto di sorpresa. Non ci era mai capitato nulla del genere in passato». «Il rischio che l’incendio divampasse ulteriormente, intaccando anche le automobili, era alto, ma per fortuna non è accaduto niente di tutto ciò - prosegue - Non voglio attribuire l’episodio a nessuno in particolare, ma il sospetto che l’atto intimidatorio sia legato alla mia figura di presidente del comitato “No Antenna” ce l’ho, anche perché svolgo la mia professione da anni senza aver mai avuto nessun problema. Al momento, intanto, i lavori di installazione del ripetitore per la telefonia mobile sono fermi e nei prossimi giorni cercheremo di interpellare il Comune per capire la vicenda che direzione stia prendendo. Come comitato siamo molto determinati ad andare a fondo alla vicenda». A restare basito di fronte all’episodio notturno è stato anche il decano dei sociologi Piero Fantozzi, in qualità di abitante di via Savinio e componente del Comitato “No all’antenna”. Il docente che ha insegnato per lungo tempo proprio all’Università della Calabria è stato uno dei primi firmatari della petizione presentata dai residenti di via Savinio all’indomani della scoperta del progetto di realizzazione dell’antenna. «Mi ha spiazzato un episodio del genere - dice Fantozzi -. Vivo da ormai molti anni nel Cosentino e situazioni così allarmanti non si verificano da tempo. Credevo che atti intimidatori del genere non fossero più di casa dalle nostre parti. Mi è sembrato quasi di respirare il clima di cinquant’anni fa, quando quasi ogni notte l’odore di bruciato proveniente da automobili incenerite si elevava verso le abitazioni. Restiamo preoccupati. Siamo molto vicini alle persone che hanno subito questo atto intimidatorio. Le conosco, si tratta di professionisti che non hanno nemici. Da residenti della zona ci poniamo più di qualche domanda alla luce di ciò che sta accadendo intorno a noi. Di sicuro, però, chi pensa di risolvere i problemi con la violenza sbaglia di grosso». Gli inquirenti cercheranno di approfondire quanto accaduto nella tarda serata di mercoledì. Un episodio inedito, non soltanto per il destinatario dell’intimidazione, ma anche per quanto concerne la zona interessata.