Niente obbligo di dimora per il presidente della Calabria Oliverio, la Cassazione annulla il provvedimento
Annullamento senza rinvio. La Sesta sezione della Corte di Cassazione ha tolto efficacia all’ordinanza con cui era stato imposto l’obbligo di dimora al governatore della Calabria, Mario Oliverio. Una vittoria piena per la difesa. Era durata più di un’ora, ieri, la discussione degli avvocati Vincenzo Belvedere e Armando Veneto. I due penalisti avevano chiesto la revoca o l’annullamento del provvedimento che obbligava il governatore a non lasciare il suo comune di residenza, San Giovanni in Fiore, nel Cosentino. La misura restrittiva era stata emessa emessa dal gip distrettuale di Catanzaro, Pietro Carè, a seguito delle risultanze dell’inchiesta denominata «Lande desolate» su presunte irregolarità nella gestione d’una serie di appalti. Le accuse ipotizzate per Oliverio dalla Dda di Catanzaro sono abuso d’ufficio e corruzione. Gli avvocati Veneto e Belvedere avevano contestato davanti alla Suprema Corte che «l’obbligo di dimora imposto al Presidente Oliverio deve essere considerato come mezzo per ottenere il risultato di inibire all’uomo politico il diritto-dovere di esercitare la funzione alla quale è stato chiamato per investitura popolare il che non è consentito al Magistrato. La questione pone un problema di violazione di legge – hanno sostenuto i penalisti – derivante dall’utilizzo strumentale di una misura coercitiva per conseguire un risultato interdittivo». Lo stesso procuratore generale di udienza, sempre ieri, aveva a sua volta chiesto l’annullamento della misura cautelare. Ma andiamo ai fatti. Il governatore è finito sott’inchiesta insieme a una sfilza di tecnici, funzionari e all’imprenditore Giorgio Barbieri a capo del colosso aziendale (ora in profonda crisi) che s’aggiudicò i lavori di costruzione dell’avveniristica piazza Bilotti a Cosenza, dell’aviosuperficie di Scalea e della modernissima cabinovia della stazione sciistica di Lorica. Si tratta di opere finanziate con denaro pubblico e rispetto alle quali sarebbero stati compiuti, ad avviso dei magistrati inquirenti, atti illeciti grazie all’apporto fornito da dirigenti pubblici e tecnici privati proprio con il fine di avvantaggiare il gruppo imprenditoriale. Ad Oliverio vengono contestati episodi di abuso d’ufficio connessi agli stati di avanzamento concessi, appunto, all’impresa di costruzioni. Non solo: il governatore è pure indagato per corruzione perchè avrebbe chiesto all’impresa, in cambio della concessioni di finanziamenti relativi ai lavori della cabinovia silana, di andare a rilento con l’opera pubblica - piazza Bilotti - che stava invece sorgendo nel capoluogo bruzio. Ciò con lo scopo di danneggiare politicamente il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto. Da qui, la ulteriore contestazione mossa, nel dicembre scorso, dal procuratore Nicola Gratteri, dagli aggiunti Vincenzo Luberto e Vincenzo Capomolla e dal pm antimafia Camillo Falvo pochi giorni prima dell’udienza davanti al Tdl. Mario Oliverio, mai sfiorato in precedenza da inchieste giudiziarie, si protesta innocente e continua a sottolineare d’aver sempre agito nel rispetto della legge e nell’esclusivo interesse pubblico.