Cosenza

Venerdì 22 Novembre 2024

Detenuto evade dal carcere di Cosenza, caccia all'uomo

Il “Papillon” africano. Agile come un ghepardo e veloce come un’antilope. Amadou Coulibally, 20 anni, maliano, approfitta d’una domenica di primavera per riassaporare il profumo della libertà. Sono le 9 e 15 quando con gli altri detenuti raggiunge il cortile del penitenziario di Cosenza per la consueta ora d’aria: il ventenne africano s’accorge che la vigilanza è eledubile e s’arrampica con la rapidità d’un felino sul muro di cinta; quando è in cima si guarda intorno e poi, con un balzo, salta dall’altra parte. Coulibally corre a perdifiato verso il cuore della città bruzia, raggiungendo il centro storico. E tra i suggestivi vicoli e gli antichi palazzi patrizi che cerca forse riparo. Intanto, alle 9 e 40, scatta l’allarme generale: dal carcere escono i reparti di sorveglianza mentre carabinieri e poliziotti mettono in atto una operazione di cinturamento dell’area urbana. L’evaso, che veste una camicia gialla e dei pantaloni rossi, viene intercettato da una pattuglia nella città vecchia ma riesce, ancora una volta, a tagliare la corda con impressionante velocità. Il detenuto era recluso nel penitenziario del capoluogo bruzio dal 10 maggio, in regime comune, per scontare una pena inflittagli per rissa e lesioni. Doveva rimanere dietro le sbarre fino al maggio del 2023 ed era stato arrestato a Teggiano (Salerno) il 24 aprile di due anni fa. Nel nostro Paese era arrivato a bordo d’un barcone partito dalla Libia su cui s’era imbarcato dopo aver lasciato il Mali. È fuggito dal carcere senza soldi e sprovvisto ovviamente di telefonino. Non può, dunque, andare lontano anche perché non gode in questa zona della Calabria di alcun appoggio. Le indagini e le ricerche vengono coordinate dal procuratore capo di Cosenza, Mario Spagnuolo. Nella nostra regione le evasioni più clamorose, tentate o riuscite, non sono molte. Pino Scriva, ‘ndranghetista di Rosarno, fuggì dal carcere di Nicastro ,nel giugno del 1970, insieme al lametino Salvatore Belvedere, poi riparato in Corsica sotto falso nome ed ai “colleghi” della Piana di Gioia Tauro Michele Montalto e Carmelo Filleti. Scriva, che venne alcuni mesi dopo arrestato a Nizza, tagliò la corda nel luglio del 1984 pure dalla caserma dell’Arma di Tropea dov’era stato condotto per via dell’inizio della sua collaborazione con i Pm. Anche in quel caso venne raggiunto e ammanettato. Il 25 febbraio del 1997 riuscì invece a scappare dall’aula bunker di Cosenza, Francesco Pezzulli, detto “lo smilzo”, all’epoca imputato nel maxiprocesso “Garden” contro le cosche cosentine che venne successivamente riarrestato dai carabinieri; il 12 settembre del 2008, saltando durante l’ora d’aria dal muro di cinta, tagliò la corda dal penitenziario di Rossano, Massimo Pranteda, di Longobucco, riacciuffato 40 minuti dopo mentre girava smarrito per le vie della cittadina ionica; il 24 novembre del 2009, sull’A3, in località Sant’Elia, tentarono di evadere usando una pistola che s’erano procurati, gli ergastolani Giuseppe e Pasquale Zagari, di Taurianova. Ferirono degli agenti della Penitenziaria che a bordo di un furgone cellulare li stavano trasferendo da Palmi a Reggio Calabria ma non riuscirono a scappare. Il 23 luglio del 2012, il rosarnese Francesco D’Agostino riuscì invece a fuggire dal carcere di Palmi, scavalcando durante l’ora d’aria due muri dei cortili interni e poi calandosi dal muro di cinta con delle lenzuola annodate. L’uomo venne successivamente arrestato nella Piana di Gioia Tauro dalle forze dell’ordine. Infine, nell’agosto del 2014, la Polizia penitenziaria sventò a Rossano una evasione di massa organizzata da un gruppo di detenuti che aveva allargato le sbarre d’una finestra che dava sul cortile dell’istituto di reclusione.

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