Sarà necessaria una specifica indagine epidemiologica per stabilire un'eventuale relazione causa-effetto tra l'esposizione degli operai al cromo esavalente e ai coloranti con le patologie tumorali riscontrate.
È questo uno dei punti che i consulenti del Tribunale di Paola hanno ribadito, più volte, nel corso dell'incidente probatorio dell'inchiesta “Marlane bis”. Così il Gip, Maria Grazia Elia, accogliendo pure la stessa richiesta avanzata dalla Procura scioglierà la riserva proprio sull'esigenza di una nuova perizia medico-legale.
Le due udienze - che hanno caratterizzato il complesso incidente probatorio, attraverso la relazione illustrata in aula dai consulenti Alessandro Gargini e Ivo Pavan - in realtà hanno sintetizzato la storia di quello che è stato in passato uno dei più importanti stabilimenti industriali del Mezzogiorno. L'ex fabbrica tessile di Praia a Mare era uno dei punti di riferimento dello sviluppo industriale italiano, un'azienda che non solo ha valorizzato il Sud ma che ha anche dato lavoro a tantissimi operai.
Ma, dopo la chiusura, è balzata agli onori delle cronache perché finita nelle aule di giustizia. La prima indagine non è arrivata neanche a processo. La seconda e la terza, riunite poi in un unico procedimento, hanno coinvolto 11 persone accusate a vario titolo di disastro ambientale, omicidio colposo plurimo e lesioni gravissime. Tutti assolti in primo e secondo grado per insufficienza di prove. Adesso, però, il fascicolo “Marlane bis”, aperto dal procuratore capo Pierpaolo Bruni, vuole accertare l'esistenza, o meno, di una presunta correlazione tra la morte di alcuni operai, il diffondersi di patologie tumorali nella zona e la lavorazione dei materiali nell'ex fabbrica dei Marzotto. In questo nuovo filone si sono aggiunti altri 30 casi di morti sospette.
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