Fiumefreddo Bruzio, l'appello di un testimone di giustizia: "Senza i soldi del fondo, sono sul lastrico"
Il coraggio e la paura. Francesco Mercatante, imprenditore un tempo di successo di Fiumefreddo Bruzio, è stato testimone di giustizia nell'ambito dell'inchiesta antimafia “Cartesio” condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nell'area del Paolano. L'uomo ha denunciato i suoi presunti estorsori che sono stati condannati in primo e secondo grado. «Ho fatto il mio dovere di cittadino che crede nella giustizia» racconta Mercatante «denunciando gli usurai ai quali ero stato costretto a corrispondere somme che sfioravano complessivamente gli ottocentomila euro. Avevo una impresa che si occupava di lavori pubblici ma sono finito sul lastrico. Se oggi mi offrissero anche un lavoro come operatore ecologico lo accetterei considerata la situazione economica in cui mi trovo». Mercatante, rimasto a vivere nella cittadina calabrese, non ha tuttavia ricevuto il sostegno economico garantito dallo Stato per il tramite del Fondo riservato alle vittime del racket e dell'usura. L'imprenditore ha chiesto l'accesso al mutuo previsto nel 2009 ma la procedura di erogazione è stata successivamente sospesa. Nel 2015 gli è stata riconcessa tutta la cifra che gli spettava ma non è stata erogata in attesa della sentenza di secondo grado. Sentenza che è arrivata nell'ottobre del 2018. Il testimone di giustizia, non ricevendo però concreto riscontro alle aspettative si è rivolto ad un legale, l'avvocato Silvano Sardegna, per bloccare nel frattempo la vendita degli immobili di proprietà che in questi anni gli sono stati pignorati. Per rallentare la procedura di cessione delle case, l'avvocato Sardegna si è appellato alla normativa “antisuicidi” approvata dal Parlamento negli anni scorsi proprio in ragione della tragica fine fatta da imprenditori finiti sommersi dai debiti. Leggi la versione integrale dell’articolo su Gazzetta del Sud – edizione Cosenza in edicola oggi.