Il “corpo del reato” è un cucciolo di uomo di tre anni appena. Un bimbo marocchino che ha rischiato di morire per un calcio allo stomaco. La pedata sferrata da un adulto, in via Macallè a Cosenza, tra corso Mazzini e via 24 Maggio, per uno sguardo. Un bambino con gli occhi neri e vispi che voleva vedere un altro bambino, il figlio d'una giovane coppia campana a passeggio per il centro. Ma la reazione di quel padre, fratello d'un pentito di camorra, è stata incredibilmente violenta nel nome di una legge che non può essere umana, che non può essere chiamata legge. La mamma lo ha trovato per terra, soccorso da passanti che sono riusciti ad allontanare l'uomo. «Ero dal medico e siccome c'era tanta gente da aspettare ho mandato i miei figli a giocare giù. A un certo punto ho sentito le urla e il pianto del mio bambino più piccolo. Sono corsa a vedere cosa fosse successo e, confesso, d'aver vissuto interminabili minuti di paura. Pensavo fosse morto, non riuscivo a capire nulla. Vedevo che c'era tanta gente agitarsi intorno a mio figlio. Devo ringraziare chi lo ha soccorso e chi ha fermato quell'uomo. Con la mia famiglia viviamo a Cosenza dal 2003. E non mi era mai capitata una cosa del genere». L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud in edicola, edizione della Calabria