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Abusivismo edilizio, a Cassano demolito un palazzo degli anni '80

Un palazzo costruito negli anni '80, che in conferenza stampa (che si è svolta ieri mattina) ne sarebbe stata attribuita la realizzazione a Leonardo Portoraro è il primo bene demolito in provincia di Cosenza, a Cassano in contrada Permuta, per effetto del protocollo contro gli abusivismi edilizi.

Stavolta, però, dalle parole s’è passati ai fatti. L’importanza di questa nuova collaborazione tra istituzioni è stato raccontato in comune nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte il prefetto di Cosenza, Paola Galeone, il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra, il viceprefetto della commissione straordinaria, Mario Muccio, e il comandante provinciale dei vigili del fuoco, Massimo Cundari.

“Un successo delle istituzioni - ha sottolineato il prefetto - quando si passa dal protocollo ai fatti. Per la prima volta nella provincia di Cosenza si arriva ad avere una demolizione. È stato un esempio di sinergia perfetta. Sono stati individuati tutti gli stabili ma poi ci sono sempre i soliti problemi economici che abbiamo lavorato per risolverli. È soltanto l’inizio”.

A sciorinare i numeri è stato Morra: “La cementificazione selvaggia, avvenuta a dispetto della normativa, in Calabria, ha prodotto 2648 ordinanze di demolizione di cui solo 168 effettivamente eseguite. Questa è la prima a Cosenza che è la provincia più grande. È un segnale alle amministrazioni comunali: non si deve sostituire loro lo stato centrale. Questo è un importante risultato avuto grazie ad un sottosegretario del governo Conte 1. L’immobile appartiene ad una nota famiglia mafiosa della Sibaritide è questo è un segnale ancora più forte. Non dobbiamo aspettare che i comuni siano commissariati per far rispettare la legge”.

In chiusura Muccio, a nome della commissione straordinaria, ha ringraziato tutti per il lavoro svolto. “A Cassano - ha detto - da ora in poi non si può far finta di nulla. Queste 52 ordinanze non erano contenute nella relazione di accesso agli atti che ha portato allo scioglimento del Comune. Sono state definite ex novo, per quelle c’è un altro procedimento in corso”.

Leonardo Portoraro, boss della Sibaritide, negli anni Ottanta era legato al boss Giuseppe Cirillo che comandava la zona dello Jonio cosentino. Fu arrestato, sulla base delle dichiarazioni di Franco Pino, a metà degli anni Novanta nell’operazione “Galassia” della Dda di Catanzaro contro le cosche della Sibaritide e del Cirotano. Era stato condannato all’ergastolo per il duplice omicidio di Elia e Schifini e aveva scontato 9 anni di carcere. Nel 2005 era stato poi assolto dalle accuse di omicidio per il duplice delitto di Alfredo Elia e Domenico Schifini ma non dall’accusa di associazione mafiosa.

Era tornato in carcere per un residuo di pena nel 2006 per poi tornare libero un paio di anni dopo e iniziare l’attività di imprenditore. Venne ucciso mercoledì 6 giugno 2018 a Villapiana.I due killer sarebbero arrivati a bordo di una Audi A3 rubata il 17 ottobre del 2017 a Rossano e crivellarono di colpi l'uomo originario di Cassano.

Trentasei colpi di cui trentacinque andati a bersaglio, inferti con un kalashnikov e una pistola, hanno determinato la morte di quello che era considerato il ministro dei lavori pubblici della ‘ndrangheta della Calabria Jonica cosentina.

Sulla vicenda sono intervenuti gli eredi di Leonardo Portoraro che precisano: "L’opera abusiva (immobile allo stato iniziale, rimasto tale sin dagli '80) demolita, era di proprietà di Tudda Letizia, la quale per questo abuso veniva condannata dal Tribunale di Castrovillari mediante rito alternativo-richiesta di applicazione della pena da parte dell’imputato. Si precisa che la fu Sig.ra Tudda Letizia non ha mai commesso alcun reato o riportato condanne per rati di tipo mafioso. Portoraro Leonardo, invece, veniva tratto a giudizio: il processo a carico di Portoraro Leonardo proseguiva con altro Giudice sempre del Tribunale di Castrovillari e sempre per i reati ascrittigli esecutore di opere abusive in concorso con la proprietaria Tudda Letizia. Tale processo si concludeva con sentenza n.1029/2017 R.G sentenza del 06.07.2017 divenuta irrevocabile il 04.11.2017, con la quale sentenza Portoraro Leonardo veniva assolto dal reato ascrittogli per non aver commesso il fatto. In forza, pertanto, di detta sentenza assolutoria il fu Portoraro Leonardo non può e né deve essere considerato esecutore delle opere realizzate abusivamente da Tudda Letizia". Poi gli eredi proseguono: "Portoraro Leonardo non può essere minimamente considerato responsabile di alcun abuso edilizio e né può essere collegato alla demolizione oggetto dell’articolo. Né consegue che nessuna famiglia mafiosa può essere e deve essere collegata ai fatti accaduti. Per questi motivi abbiamo presentato ricorso in autotutela al comune di Cassano Ionio".

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