Code lunghe chilometri sia in direzione nord che sud della strada statale 106 jonica e traffico deviato su vie interne alternative. Non sono mancati i disagi per la protesta, che ieri mattina, ha registrato l’occupazione della sede della statale all’altezza del bivio Thurio, da parte degli abitanti dell’omonima frazione che da un anno vivono con la paura che le acque del Crati possano invadere le loro abitazioni.
Al loro fiano il primo cittadino Flavio Stasi, in costante collegamento telefonico con prefettura e regione per portare alla loro attenzione le ragioni dei manifestanti. A vigilare sulla protesta la polizia municipale e gli uomini del commissariato della polizia di Stato. Vogliono che i lavori inizino perché basta una semplice previsione meteo di pioggia che si teme che si ripeta quanto accaduto a novembre 2018, quando la piena ha investito case e fattorie, allagando i numerosi agrumeti ed ucciso centinaia di capi di bestiame.
Da quel giorno, a seguito del giusto allarme per quanto accaduto, da parte della regione è stato dato il via libera, con lo stanziamento di circa novecento mila euro, per la messa in sicurezza degli argini. A distanza di un anno tutto però resta immutato e l’inizio dell’inverno che ha portato con sé anche le piogge, fa vivere gli abitanti in una costante ansia che la tragedia possa essere dietro l’angolo.
La pazienza finora non è però mancata, fiduciosi che prima o poi i lavori sarebbero iniziati anche nel tratto degli argini che attraversano le frazioni di Thurio e Ministalla. Del resto sembrava fosse solo questione di giorni, diventate, però, poi settimane ed ora è già passato un anno. La fiducia, visti i lavori di messa in sicurezza effettuati e portati a conclusione nella parte alta del fiume che attraversa la zona d’ingresso del Crati tra Apollinara ed un’azienda di lavorazione di agrumi, non era mai vacillata.
Resta ora l’amarezza di chi è stato preso in giro. Dopo la pioggia caduta sabato scorso, che ha impegnato abitanti e vigili del fuoco a lavorare per evitare che l’acqua del Crati, innalzatesi paurosamente, tracimasse, la voce dei abitanti delle frazioni rurali ha iniziato ad avere toni più duri. Da qui la protesta che andrà avanti ad oltranza, pronti, tutti compatti, a non cedere con l’occupazione della statale, proseguita per tutta la notte.
«Lunedì abbiamo avuto un incontro in Prefettura - racconta il sindaco Stasi - dove però non era presente il dirigente Pallaria, ma il rup dei lavori. A loro ho ribadito che al di là dei lavori che devono iniziare immediatamente, va fatto subito un lavoro sull’argine».
«Quando si riscontra è un senso di ingiustizia, dovuto a lentezze burocratiche e anche a disattenzione, a prevalere è sia la disperazione ma anche la paura e l'insicurezza allora le persone sono costrette a mettere in atto forme di proteste». Così, invece il presidente della Coldiretti Calabria Franco Aceto. «Occorre con urgenza - conclude Aceto – rimuovere subito gli ostacoli che stanno ritardando l'avvio dei lavori. Per il risarcimento danni alle aziende colpite occorre fare chiarezza».
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