Sul Tirreno cosentino nel 2020 è “vietato” nascere. Non ci sono più strutture pubbliche in grado dare assistenza alle future mamme. Donne con la valigia pronta. Costrette a rivolgersi a ospedali fuori regione (Lagonegro) per il nord del territorio, fuori provincia (Lamezia) per il sud del comprensorio, o dell'entroterra (Cosenza). La politica sanitaria finisce nell'occhio del ciclone per scelte errate e per mancanza di programmazione. Negli ultimi dieci anni ha provocato danni irreversibili al territorio e all'utenza. L'Ospedale di Paola ha perso da tempo la Ginecologia e l'Ostetricia trasferiti a Cetraro senza alcuna spiegazione logica. Al “Gino Iannelli” il reparto però non è mai decollato. Non è stato mai messo in grado di farlo. E i parti sono andati diminuendo fino a declinare sotto la soglia minima consentita. Nonostante tutto il reparto non è mai stato chiuso fino alla morte in corsia, avvenuta ad agosto, di Santina Adamo. Da quel giorno la sanità territoriale è stata costretta a fare in conti con una commissione ministeriale che ha evidenziato tutte le criticità esistenti nello spoke Paola-Cetraro. Sono state così messe a nudo croniche carenze strutturali. L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud in edicola, edizione di Cosenza.