Paola Galeone, 58 anni, lascia gli arresti domiciliari. Il gip di Cosenza, Letizia Benigno, ha ritenuto che le esigenze cautelari siano venute meno alla luce della sospensione dal servizio dell'indagata disposta dal ministro Luciana Lamorgese e dal fatto che abbia reso interrogatorio e viva in una città diversa da Cosenza, suo originario luogo di lavoro. Non potrebbe, in sostanza, reiterare il reato contestato: induzione alla corruzione. Il magistrato tuttavia ritiene che sussista il pericolo di inquinamento probatorio e, per questa ragione, ha imposto all'ex prefetto la misura dell'interdizione per un anno dai pubblici uffici e il divieto di dimora a Cosenza. Ciò perché ha dimostrato di avere frequentazioni di rilievo «per come emerge dalla lettura della intera conversazione intercorsa nel bar con la Falcone - scrive il Gip - attestante la elevata propensione della stessa a contatti e conoscenze ad ogni livello istituzionale e politico». Il procuratore Mario Spagnuolo e il pm Giuseppe Visconti che hanno condotto l'inchiesta avevano espresso parere negativo alla revoca degli arresti domiciliari invece invocata dai difensori della Galeone, gli avvocati Nicola Carratelli e Franco Sammarco. Il quadro indiziario non cambia: l'ex prefetto è accusato di aver chiesto alla presidente dell'associazione “Animed” di Cosenza, Cinzioa Falcone, di emettere una fattura fittizia al fine di attingere alle somme residue rimaste nel fondo di rapresentanza della Prefettura. Si trattava di 1200 euro. Il patto prevedeva che la Galeone avrebbe trattenuto per sé 700 euro mentre 500 sarebbero finiti nelle tasche della Falcone. L'imprenditrice fingendo di accettare ha invece ha denunciato tutto alla squadra mobile, diretta da Fabio Catalano. L'ex prefetto e la presidente di “Animed” sono state perciò intercettate il 28 dicembre scorso, all'interno di un bar posto davanti al Palazzo del Governo di Cosenza, mentre si scambiavano il denaro. Cinque giorni dopo Paola Galeone è finita ai domiciliari.