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Dieci chili di cocaina con i simboli della Massoneria scoperti nel Cosentino

Dieci chili di cocaina. Avvolti in “panetti” nascosti sull’auto di un trentenne di Africo, Domenico Morabito. La droga era su una Bmw bloccata dalla Polstrada di Paola allo svincolo rendese dell’A3.

Dieci “panetti” da un chilo ciascuno, confezionati con cellophane e nastro da imballaggio sui quali era impresso uno strano stemma di matrice massonica. Già, un compasso, l’occhio e una squadretta triangolare: tre elementi di natura esoterica contenuti in una sorta di “scudetto” di riconoscimento fissato su ogni pacchetto di “roba”. Il significato? Difficile offrire spiegazioni senza cadere nella banale retorica della cosiddetta “massoneria deviata” e dei loschi legami di talune logge “spurie” con settori della criminalità organizzata.

Questa potrebbe essere l’interpretazione più facile da dare ai fatti ma appare assolutamente poco credibile: nessun “massone deviato”, infatti, si sognerebbe di mandare in giro per la Calabria un carico di stupefacenti con le insegne storiche delle obbedienze massoniche nazionali e internazionali.

La spiegazione della presenza dei simboli potrebbe essere molto più pratica che esoterica: l’intero carico di cui faceva parte la “coca” sequestrata a Rende era contrassegnato con compasso e triangolo già dai produttori sudamericani o messicani che l’hanno spedito in Europa. Spesso i narcos – come dimostrano decine di inchieste condotte dalla Dea statunitense negli ultimi tre lustri – usano “marchiare” il loro prodotto: per seguirne la sorte, garantirne la qualità e differenziarlo da quello dei “cartelli” rivali.

Domenico Morabito dal giorno dell’arresto, avvenuto il 20 settembre 2019, non ha aperto bocca. Difeso dall’avvocato Luca Acciardi comparirà ora davanti al Gup bruzio giovedì 20 febbraio. Il pm Margherita Saccà, che ha coordinato le indagini, ne chiederà la condanna per detenzione di droga ben consapevole del reale significato di quello “scudetto” fintamente massonico presente sui dieci involucri.

Il 16 ottobre dello scorso anno, infatti, in un garage di Reggio Calabria, la Guardia di Finanza ha trovato un altro “panetto” di un chilo e duecento grammi di cocaina con il medesimo simbolo di riconoscimento. Con la cocaina c’erano pure due mitragliette, sei fucili e due chili e mezzo di esplosivo. Ciò significa che nel Reggino è arrivata “roba” da un altro continente. “Roba” resa riconoscibile dai produttori attraverso i simboli esoterici e poi distribuita sul territorio calabrese a seconda delle richieste. È perciò ipotizzabile che il Morabito fermato all’ingresso dell’A2, stesse trasportando quei “panetti” per conto di qualcuno. Circostanza che l’imputato, tuttavia, non sembra disposto a confermare ai magistrati.

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