La storia più strana che arriva dalla pandemia da Coronavirus scoppiata in Calabria giunge da San Lucido, piccolo centro costiero del Cosentino dichiarato "zona rossa".
Il paziente uno del paese, un barbiere, dichiarato guarito dopo 40 giorni di ricovero ospedaliero a Cosenza e le successive dimissioni, è tornato a casa dove, però, a seguito di un secondo tampone è risultato di nuovo positivo. Nell'abitazione risiede la moglie, anche"ella positiva.
Il suo caso preoccupa, e non poco, virologi ed esperti. A pochi chilometri di distanza, ad Amantea, altra città costiera, vi sono due contagiati che, a loro volta, dopo 45 giorni dal primo tampone test e la successiva esecuzione delle cure previste, risultano ancora positive. Nessuno è al momento in grado di spiegarne la ragione.
Ma quel è la situazione complessiva nell'alta Calabria? Settantuno contagiati a Torano; cinque morti in due settimane e altri 55 infettati sparsi per almeno 14 centri del Cosentino: sono i numeri del focolaio scoppiato a “Villa Torano”. Il focolaio che per il momento più preoccupa le autorità sanitarie calabresi. Non c’è, infatti, sul territorio regionale una situazione altrettanto allarmante. Il procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo, ha firmato due avvisi di garanzia che sono stati notificati dai carabinieri del Nas (Nucleo antisofisticazion) a Massimo Poggi, amministratore, e Luigi Pansini, direttore sanitario, della struttura sanitaria sanitaria privata. Le ipotesi di reato su cui la magistratura inquirente sta imbastendo una indagine sono l’epidemia colposa, l’omicidio colposo e le lesioni in ambito sanitario.
I carabinieri hanno provveduto al sequestro di computer e dispositivi di archiviazione esterni. L’inchiesta tenta di fare chiarezza sulla morte di quattro pazienti della Rsa e su cosa sia successo all’interno della struttura che si trova nel comune della Valle del Crati, dall’inizio della pandemia. Al centro degli accertamenti anche l’utilizzo dell’ex hotel “San Felice” nel quale alcuni dei positivi di “Villa Torano” sono stati momentaneamente allocati. La struttura è infatti sottoposta a curatela fallimentare e solo temporaneamente utilizzabile per finalità di ricovero sanitario. Ma ecco i numeri complessivi nel Cosentino: i casi “attivi” positivi sono 333; le persone decedute 28, i guariti 89. I contagiati in isolamento domiciliare sono 306: 63 sintomatici e 243 asintomatici.
Nel comune “zona rossa” di Oriolo non si registrano contagi. Simona Colotta ha ripreso la sua attività amministrativa, seppur ancora costretta a casa dai postumi del Covid-19. Il sindaco oriolese, dopo venti lunghi giorni di ricovero nell’Unità di malattia infettive dell’“Annunziata” di Cosenza, dalla sua abitazione,sta cercando di lavorare per il paese. Buone notizie pure da Paola. L’infermiere del reparto di Ortopedia del nosocomio tirrenico è infatti guarito. Dopo circa 40 giorni è stato sottoposto nuovamente a tampone risultando negativo. Si tratta del primo operatore sanitario del “San Francesco” che era stato colpito dal patogeno. L’uomo aveva contratto il virus in corsia, forse effettuando una medicazione. Oltre all’infermiere sono anche guarite due ausiliarie in servizio al presidio che stanno terminando l’isolamento domiciliare a cui sono sottoposte in una struttura alberghiera, mentre altri due sanitari sono sotto controllo a casa.
Nuovo contagio nella Valle del Crati. Sale a tre il numero dei contagiati nel comune di San Martino di Finita. Un nuovo caso fa aumentare l’apprensione nella comunità ma fa tremare anche tutta la Valle del Crati. Ad ogni nuova positività, infatti, il senso di impotenza nei confronti del coronavirus si accentua. Il nuovo infettato tra i sammartinesi è una donna, asintomatica, che, fortunatamente, si trovava già in quarantena obbligatoria, perché entrata in contatto con le altre positività tutte
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