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Paterno, uccise lo zio senza premeditazione: 14 anni a Salvatore Presta

Angelo e Salvatore Presta

Un delitto d’impeto. Salvatore Presta, 36 anni, l’8 aprile dello scorso anno ha scaricato cinque colpi di pistola calibro 9 per 21 contro lo zio, Angelo Presta, 55 anni, con il quale aveva concordato un appuntamento nelle campagne di Paterno.

L’omicida è stato condannato dal gup, Manuela Gallo, a 14 anni di reclusione. Il giudice ha escluso l’aggravante della premeditazione e dei futili motivi, concedendo all’imputato le attenuanti generiche. Il difensore di Salvatore Presta, l’avvocato Rossana Cribari, nel corso della sua appassionata arringa ha puntato a smontare la ricostruzione della pubblica accusa, rappresentata in dibattimento e nel corso delle indagini preliminari dal pm Domenico Frascino.

Il legale, basandosi sulle circostanze fattuali emerse dalle investigazioni, ha decisamente contestato l’ipotesi di una sostanziale pianificazione del delitto, ponendo in rilievo come il crimine fosse frutto di una improvvisa crisi di rapporto tra vittima e imputato scoppiata quel giorno per ragioni legate a pregresse incomprensioni.

Il requirente Frascino, sollecitando la condanna di Presta a trent’anni di reclusione, aveva al contrario sottolineato come il trentaseienne avesse, dopo il fatto di sangue, tentato di depistare le indagini acquistando un’ascia e lasciandola accanto al cadavere dello zio. Il Gup, dopo rituale camera di consiglio, ha stabilito che si trattò di un delitto non premeditato.

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