Il “tesoro” scomparso del boss. Opere d’arte e dipinti d’autore erano nascosti in un magazzino segreto di Cosenza, un locale nella disponibilità del capobastone Franco Pino, detto “occhi di ghiaccio”, personaggio di primo piano della criminalità organizzata calabrese. Protette dal cellophane antiurto, le tele di Salvador Dalì, Joan Mirò e Renato Guttuso venivano tenute lontane da occhi indiscreti. Pino ne conosceva il valore e pensava, prima o poi, di tirarle fuori da quel suo museo privato e magari rivenderle a importanti gallerie d’arte italiane e straniere. I quadri li aveva avuti da un notissimo imprenditore bruzio con interessi nazionali nel settore dell’abbigliamento, entrato in contatto con il padrino nei primi anni '90 a causa di gravi vicissitudini legate ai debiti accumulati per via del consumo costante di cocaina. Per fare cassa il legittimo proprietario aveva perciò ceduto i dipinti al mammasantissima a un prezzo stracciato. Le opere pare superassero sul mercato il valore di tre miliardi di lire. Quando, nel 1995, Franco Pino decise di collaborare con la giustizia incaricò uno dei suoi fedelissimi compari di recuperare i dipinti e consegnarli alle autorità. E qui viene il bello. Anzi, il brutto. Perché di quelle opere d’arte e della loro ipotizzata consegna non v’è traccia in alcun atto ufficiale. Chi ebbe l’incarico dal boss di svolgere quel delicato compito? E chi prese in consegna quei dipinti? Dove sono finiti?