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Cosenza, studente di 20 anni suicida dal ponte dell'Università

Era sfinito, stremato da quel pensiero solitario e inconfessabile sbocciato nella sua testa. Quel disagio gli ha fornito l'alternativa possibile all'insopprimibile desiderio di vivere la vita, quella giovane vita che gli passava accanto tutti i giorni da appena vent'anni. Sembrava potesse bastargli, sembrava potesse bastargli l'amore dei suoi genitori e l'affetto degli amici. Ma nel reticolo dei sentimenti s'era spalancata improvvisamente una crepa invisibile, un innesco emotivo che l'ha spinto al suicidio, come ritengono i carabinieri del capitano Sebastiano Maieli che si occupano delle indagini. La rinuncia alla vita dev'essergli apparsa come l'unica via di fuga per non dare ascolto al lamento interiore.

E così, quella sua esistenza appena annusata, è sfumata, ieri mattina, all'alba, sotto il ponte “Bucci” dell'Unical. Le telecamere della videosorveglianza hanno ripreso tutto, da quando il ragazzo è arrivato alle pensiline. Da lì si è diretto sul ponte, ha camminato fino a raggiungere il punto più alto. Si è liberato degli effetti personali, sistemati con cura sulla ringhiera e si è lanciato nel vuoto. Il corpo, ormai privo di segni vitali, è stato scoperto da una studentessa dell'ateneo. Gli agenti della vigilanza privata hanno immediatamente allertato i carabinieri cui è toccato il compito di redigere l'informativa per il procuratore Mario Spagnuolo che ha già restituito ai familiari, per le esequie, i resti mortali del ragazzo.

Un gesto che ha sconvolto i familiari e i tanti amici che sono subito corsi all'Unical (dove lavora il papà come ricercatore). Un dolore privato che contamina l'intera società, incapace di intercettare il disagio dei giovani, i millennials, la generazione più fragile che vive confinata nei recinti social. E la solitudine è nutrimento di quel mal-di-vivere, insieme all'assenza di empatia e a una preoccupante aridità culturale. La società, distratta dalle leggi del business, fa poco per aiutare i suoi ragazzi, non sa offrire stimoli di crescita, non li considera protagonisti. Una tragedia sociale.

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