È previsto per domattina (alle 10.30) l'interrogatorio di garanzia del sindaco di Celico, Antonio Falcone, 48 anni, esponente del Pd, in carcere da venerdì, con l'accusa di concussione, in applicazione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del tribunale di Cosenza, dottoressa Manuela Gallo, su richiesta del procuratore capo Mario Spagnuolo e del pm Mariangela Farro. Il provvedimento è stato assunto all'esito di un'attività d'indagine, originata da una denuncia di un imprenditore edile della zona presilano-cosentina, e condotta dai militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Cosenza, al comando del tenente colonnello Michele Merulli. Nell'interrogatorio il sindaco del piccolo comune della Presila (alle porte di Cosenza) sarà assistito dall'avvocato difensore Renato Tocci. Il legale si riserva di adottare una sua linea di difesa sulla base delle risultanze che scaturiranno dall'interrogatorio. Allo stato, gli investigatori si dicono persuasi di aver acquisito “importanti elementi di riscontro sulle richieste concussive”, emerse nel corso delle loro attività. In particolare, l'indagine avrebbe portato gli uomini delle Fiamme Gialle a sorprendere il primo cittadino, quando aveva appena intascato una busta contenente mille euro, consegnatagli dall'imprenditore. Con la tangente, che sarebbe stata la seconda dopo una prima analoga rimessa di duemila euro, Falcone avrebbe richiesto allo stesso titolare dell'impresa l'esecuzione, a titolo gratuito, di lavori di impiantistica nella sua casa in fase di costruzione, dietro la minaccia di esclusione della ditta dalle future gare di appalto, anche di quelle bandite dai comuni limitrofi. L'imprenditore ha avvertito, così, d'essere stato posto sotto pressione anche in ragione dei ritardi subiti nei pagamenti dei lavori portati a compimento per il comune. Di qui la denuncia, che, come si fa sapere, prelude ad ulteriori approfondimenti investigatavi rivolti a giungere ad una “completa ed esaustiva” ricostruzione dei fatti reato, che sono al centro del procedimento in corso. Il 16 luglio gli investigatori hanno dato una svolta decisiva alle proprie attività. Il sindaco, al quale è stata sequestrata la busta con il danaro, si è immediatamente dimesso con una lettera presentata, lo stesso giorno, all'ufficio del protocollo comunale, adducendo “motivi personali”. L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione Calabria