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Il virus spaventa anche i pediatri di Cosenza, si torna a scuola solo con il tampone

La scuola s'è infilata in un dedalo di dubbi. Interrogativi alimentati dalla progressione quotidiana dei dati del contagio. Numeri schizzati, inevitabilmente, nell'orbita dell'angoscia. Paure che si riflettono anche nell'applicazione del lacunoso disciplinare che governa la ripresa in sicurezza delle lezioni in presenza. Alcuni argomenti sono solo sfiorati, altri liquidati in poche righe. In assenza di linee guida chiare ed univoche, il rischio anche a Cosenza è che la situazione si complichi ulteriormente in previsione dell'arrivo dell'influenza stagionale che ogni anno colpisce una larga fetta della popolazione, ragazzi compresi.

In questi giorni molte mamme (ma anche tanti pediatri di libera scelta) si stanno rivolgendo ai centralini delle Usca per richiedere un tampone ritenuto indispensabile per la riammissione a scuola dei piccoli allievi costretti a restare per qualche giorno a casa da un lieve rialzo febbrile (nel protocollo d'intesa si fa solo espressamente riferimento all'obbligo «di rimanere al proprio domicilio in presenza di temperatura oltre 37.5 gradi o altri sintomi simil-influenzali e di chiamare il proprio medico di famiglia e l'autorità sanitaria»). Un vincolo legato esclusivamente alla temperatura e non alle cause che possono averne provocato l'aumento (ad esempio, la febbre può manifestarsi anche come reazione alle vaccinazioni previste in età pediatrica).

L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Cosenza

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