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Corigliano Rossano, l'esercito degli extracomunitari che si riparano in rifugi di fortuna

I lavoratori stagionali, quasi tutti extracomunitari, popolano le strade dell'area di Corigliano. Un piccolo esercito che solletica anche gli appetiti economici di tanti, che grazie a loro riescono a produrre profitto, quasi sempre esentasse. È nel borgo marinaro, nella frazione di Fabrizio e nel cuore del centro storico ausonico che si concentrano la maggior parte di questi lavoranti. Le seconde case piuttosto che le abitazioni ormai disabitate del “paese” vengono riaperte per fittarle. Non tutti hanno un permesso di soggiorno, né, tantomeno, un contratto di lavoro. Una condizione di invisibili su cui diventa facile speculare. C'è chi, per ragioni, verosimilmente, di carattere economico preferisce o è costretto, a vivere questi mesi della stagione della raccolta degli agrumi all'addiaccio.

La denuncia arriva dal parroco della chiesa Santa Maria ad Nives di Schiavonea, padre Francesco Ansalone, che racconta della realtà che va in scena in questi mesi. Decine di persone, che con il calare della notte trovano ricovero negli angoli più riparati o all'interno dei tanti lidi che costellano il lungomare del borgo marinaro. Spesso, come racconta ancora padre Francesco, «si addormentano sotto il colonnato dell'oratorio della chiesa, per poi scomparire con le prime luci del giorno». Schiavonea e Fabrizio mete vacanziere e del divertimento estivo, in questi giorni hanno già cambiato volto, lasciando il posto alla povertà. Il fenomeno delle case affittate “a nero” certo non è nuovo, ma nonostante questi accadimenti su cui più volte l'opinione pubblica ha voluto puntare i riflettori, anche quest'anno la giostra dei disperati ha iniziato a girare.

È il bisogno di lavorare che porta gli extracomunitari ad accettare condizioni di sfruttamento. Spesso, l'essere clandestini li rende vulnerabili e vengono fagocitati da un sistema che si fa fatica a debellare. Ma lavorare è una necessità e si campa alla giornata. E quella “giornata” si cerca di guadagnarla, aspettando di primo mattino nella piazza antistante il santuario della Madonna della Neve, che passi qualcuno che gliene offri la possibilità. Quindici o venti euro al giorno, questa è la tariffa offerta. Quest'anno, però, la piazza è meno gremita rispetto al passato.

«Non ci sono molte persone al mattino - racconta infatti padre Francesco - ma non vuol dire che il fenomeno sia scomparso, è invece probabile che abbiano cambiato il luogo di raccolta della manovalanza». A incidere potrebbe essere la continua e puntuale perlustrazione della zona da parte delle forze dell'ordine, che con la loro presenza fungono da deterrente per l'attuazione di questi sistemi. «È un fenomeno molto complesso - si rammarica il parroco - e le persone a cui si ci avvicina per aiutarle, scappano. Prendono i cestini del cibo e si allontanano dalla Caritas. Per dare loro supporto abbiamo allestito anche un punto di distribuzione di abbigliamento e di coperte».

Lavoratori stagionali extracomunitari spesso costretti a dormire all'addiaccio. La denuncia è di padre Francesco Ansalone, parroco della chiesa di Schiavonea, che con la sua parrocchia ha allestito anche dei punti di distribuzione di coperte e abbigliamento. Si riparano nei lidi ormai chiusi di Schiavonea e Fabrizio nell'area coriglianese del comune unico o nei vicoli chiusi delle tante viuzze del borgo marinaro. Una realtà multietnica e complessa quella della “marina”, dove persino gli autoctoni, storicamente, non si sono mai sentiti di far parte di quello che, fino al 2018, era il comune di Corigliano Calabro. Ma anche qui la rete di solidarietà da supporto alla chiesa.

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