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Ammanco alla Banca Sviluppo di Cosenza, due condanne

La vicenda giudiziaria è durata tantissimi anni: tutto iniziò da una indagine condotta dalla guardia di finanza

Il tribunale di Cosenza

Appropriazione indebita milionaria. Il Tribunale di Cosenza (giudice Urania Granata) ieri ha condannato a 2 anni Giacomo Caruso, all’epoca in qualità direttore della Banca Sviluppo di Cosenza (la ex Bcc) e a 1 anno e 6 mesi il suo collaboratore, Francesco Vela, entrambi accusati di appropriazione indebita e di accesso abusivo al sistema informatico e telematico. Si tratta di una vicenda giudiziaria durata tantissimi anni. Per Caruso la pubblica accusa (rappresentata dal magistrato onorario Vittoria Perrone, delegata dalla Procura distrettuale di Catanzaro competente per i reati informatici) aveva chiesto una condanna inferiore: un anno e sei mesi.

Disposta la sospensione condizionale della pena e per il risarcimento del danno si è rinviato in sede civile. Ma il giudice ha però deciso provvisionali esecutive di diverse centinaia di migliaia di euro per le parti civili, due delle quali rappresentate dagli avvocati Pierluigi Pugliese e Gennaro Giordano. Tutto iniziò da una indagine condotta dalla Guardia di finanza. Nell’ottobre del 2013 i finanzieri bussarono alla porta dell’allora direttore Caruso accusato di aver sottratto circa un milione e trecento mila euro dai conti correnti di alcuni clienti tra cui un politico e un ex presidente della camera di commercio. Secondo l’accusa, quelle somme sarebbero finite proprio sui conti di Caruso e di alcuni suoi familiari.
Le indagini sull’ammanco sono state complesse e, all’epoca, la Procura ordinò anche il sequestro di 200mila euro sui conti correnti dei familiari dell’allora direttore della Banca. Per mesi si è cercato riscontro e le Fiamme gialle hanno spulciato mole enormi di documenti per trovare le prove di ammanchi dal 2011 in poi. Però, ieri, il Tribunale ha stabilito che i reati commessi fino al 26 ottobre del 2012 sono stati prescritti.

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