Il virus non è addomesticato e non è fuggito. È sempre lì, minaccioso. Vibra di tensioni e di rabbia, insegue le sue prede, non le molla e le aggredisce con violenza. Nel Cosentino rimane una superba turbolenza nonostante i numeri del contagio sembrino descrivere scenari rassicuranti. Ma le stanze degli ospedali covid raccontano altro, raccontano la morte. Storie tragiche, storie amare, storie di gente che ha perso la vita dopo aver perso progressivamente il respiro. Anche ieri un bilancio drammatico con cinque decessi in un giorno solo. Tanti, troppi per pensare a misure meno rigorose per il Natale. Quello dei caduti è l’aspetto più crudele di questa guerra al germe patogeno. Nei primi otto giorni di dicembre sono morti 27 pazienti, una media assurda che supera i tre decessi al giorno. Il totale delle vittime nel Cosentino dall’inizio della pandemia è salito a quota 150, con un rapporto di 21 persone morte ogni 100mila abitanti. La Fase 1 si era chiusa con la dolorosa resa di 34 pazienti. Sembravano già tanti allora perché nessuno immaginava la carneficina di questa seconda ondata. Finora, da settembre a ieri, sono state piantate 116 croci nel cimitero del Covid. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza