Il Natale “interdetto” dell’ex Prefetto. Paola Galeone dovrà rimanere soggetta alla misura interdittiva emessa nei mesi scorsi dal gip di Cosenza, Letizia Benigno. La Corte di Cassazione ha infatti respinto il ricorso presentato dall’avvocato Dionigi Caiazza contro l’ordinanza che era già stata confermata dal Tribunale della libertà di Catanzaro. L’ex rappresentante del Governo è stato rimosso dall’incarico e collocato «a disposizione» dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, dopo il clamoroso arresto avvenuto nel gennaio del 2020.
La vicenda
Un arresto richiesto dalla procura bruzia dopo che l’alto funzionario dello Stato era stato filmato e intercettato mentre riceveva 700 euro, in un busta, dalla presidente dell’associazione “Animed”, Cinzia Falcone, cui aveva richiesto “collaborazione” per non lasciare inutilizzati i fondi di rappresentanza della Prefettura rimasti a fine anno ancora non spesi: in tutto 1200 euro. L’incontro per la consegna della somma che la Galeone voleva solo in parte dividere con la Falcone avvenne in un bar del centro cittadino, proprio di fronte al Palazzo del governo, in piazza 11 settembre. Cinzia Falcone, dopo aver ricevuto la singolare “proposta” dal Prefetto, con la quale aveva organizzato qualche settimana prima una manifestazione con centinaia di studenti nel teatro “Rendano” di Cosenza contro le mafie e le forme di violenza ed in nome della legalità, decise di denunciare tutto alla Polizia. E nella notte tra il 23 e il 24 dicembre del 2019, svelò agli investigatori della Mobile, diretti da Fabio Catalano, cosa stava per accadere. La Galeone, per giustificare la spesa della piccola somma, le aveva chiesto di emettere una fattura fittizia che le sarebbe stata poi in breve tempo liquidata. La Falcone, nel frattempo, avrebbe dovuto anticipare il denaro destinato a finire nelle tasche del Prefetto.
Le indagini
I poliziotti, dopo aver informato direttamente il Capo della Polizia di quanto stava accadendo, misero tutto a verbale. Immediata fu pure la sinergia con la Procura della Repubblica, diretta da Mario Spagnuolo. Magistrati e investigatori, preso atto del grave contesto svelato dalla presidente Falcone, procedettero secondo gli schemi investigativi attuati in casi del genere. La denunciante finse di accettare l’accordo e stabilì un incontro con la Galeone subito dopo Natale. Tutte le fasi della vicenda vennero seguiti passo passo dai poliziotti della Mobile. Il colloquio avvenuto nel bar tra le due donne fu interamente registrato e, una volta lasciato l’esercizio pubblico, il Prefetto venne fermata dal capo della Mobile e invitata a raggiungere gli uffici della Questura. Una volta all’interno della struttura dalla borsa della Galeone saltò fuori, nell’imbarazzo generale, la busta con il denaro.
Prima misura
Nei primi giorni di gennaio, l’indagata “eccellente” venne posta agli arresti domiciliari, misura poi riformata in interdizione dai ruoli istituzionali. Durante l’intera fase delle indagini preliminari, l’ex prefetto ha sempre respinto ogni accusa. Le ipotesi di reato tuttavia contestate dal pm Giuseppe Visconti, titolare del fascicolo d’inchiesta, hanno tuttavia trovato riscontro, almeno in questa fase, prima da parte del Gip, poi del TdL e, infine, dalla Cassazione. Nei confronti di Paola Galeone, nei giorni scorsi, è stata avanzata richiesta di rinvio a giudizio e dovrà pertanto comparire davanti al Gup di Cosenza il 21 gennaio prossimo. La Procura le contesta l’induzione alla corruzione: una fattispecie di reato grave che la Suprema Corte ha ritenuto sussistente nonostante l’articolato ricorso presentato dal professore Caiazza.