La vita del virus è una vita fatta di migrazione. Contamina spostandosi continuamente da un angolo all’altro di questa terra. Corre, ha fretta. Sparisce, ritorna. In alcuni giorni genera numeri da paura (la domenica, ad esempio, ha portato in dote 183 nuovi positivi), in altri diventa invisibile nei report quotidiani dell’Asp. Soprattutto in quelli del lunedì che vengono, tuttavia, mantenuti in vita dalla tragica contabilità del dolore. Ed è per questo che il sospetto di una sottostima dei casi positivi diventa un’idea plausibile davanti ai valori assurdi che disegna il tasso di letalità, che è la cartina di tornasole di un’attività di tracing&testing decisamente pigra nel Cosentino. È come se l’indagine epidemiologica, solo nei giorni festivi, di colpo attraversasse una cruna ristretta dopo aver superato giornate attraversate da numeri spaventosi. Anche ieri, purtroppo, l’elenco dei decessi è stato aggiornato con altri due nominativi di pazienti ricoverati all’“Annunziata”.
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