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Vaccinazioni a Cosenza, è necessario attivare i Centri operativi comunali

Secondo il segretario provinciale della Federazione dei medici di medicina generale, il dottore Antonio Pio D’Ingianna, «si potrebbero, non solo individuare le strutture adatte alla campagna vaccinale, ma sarebbe possibile coinvolgere anche i medici di famiglia, reclutare infermieri volontari o farseli assegnare dall’Asp»

Il segretario della Federazione dei medici di medicina generale di Cosenza, il dottore Antonio Pio D’Ingianna

Il tempo della liberazione è alle porte ormai. Le fiale dell’antidoto s’intravedono con una certa rilevanza laggiù in fondo. E non c’è bisogno del binocolo per scorgerne il bagliore, lo scintillio di speranza che, quelle fialette, promettono d’inoculare nella vita della gente ormai stanca di distanze più o meno sociali, mascherine e colori dettati da daltonici quanto essenziali Dpcm. Così, mentre i primi assaggi del siero stanno lasciando il segno nelle braccia del personale medico e nella travagliata storia sanitaria della provincia bruzia, lassù dai piani alti della burocrazia che gestisce il comparto medico si dovrebbe cominciare a scrutare l’orizzonte. Non foss’altro per tratteggiare lo scenario dell’imminente campagna vaccinale. Anche perché, la nuova partita, visto il fallimentare esito del tracciamento, andrà giocata proprio sul filo di quel rasoio che ha solcato e lasciato il segno nelle carni vive della sanità provinciale. Non dimenticando che nelle operazioni di tracciamento, i Municipi, con i test antigenici, hanno avuto e continua ad aver un ruolo non secondario nella gestione dell’emergenza ancora in corso.

Gestione efficace

Così, per una efficace gestione dell’imminente piano vaccinale, secondo il segretario provinciale della Federazione dei medici di medicina generale, il dottore Antonio Pio D’Ingianna, «a integrazione di quello che è il piano regionale e per organizzare meglio il territorio, non sarebbe sbagliato ricorrere ai Centri operativi comunali, i cosiddetti “Coc”, che si attivano in caso di grandi emergenze». Attraverso queste istituzioni, afferma il massimo rappresentante provinciale della Fimmg, «si potrebbero, non solo individuare le strutture adatte alla campagna vaccinale, ma sarebbe possibile coinvolgere anche i medici di famiglia, reclutare infermieri volontari o farseli assegnare dall’Azienda sanitaria provinciale». L’attivazione dei Coc che – rimarca D’Ingianna – è specifica della gestione delle emergenze vede intorno al tavolo la figura del sindaco, della Protezione civile, delle associazioni di volontariato, delle forze dell’ordine e degli operatori sanitari. Ciò – sottolinea il segretario della Fimmg – permetterebbe da subito non solo la corretta gestione dell’anagrafica e la rilevazione dei cittadini fragili che necessitano della somministrazione del vaccino a domicilio, ma anche l’individuazione delle grandi strutture, palestre polifunzionali etc., per garantire la vaccinazione in sicurezza, perché – rimarca D’Ingianna – non dobbiamo dimenticare che siamo ancora in piena emergenza Covid». Il coinvolgimento della Protezione civile e delle associazioni di volontariato, secondo il medico «è necessario per la gestione dell’accoglienza e per garantire il regolare svolgimento delle vaccinazioni in sicurezza».

Le anagrafiche

Altro discorso quello della gestione comunale delle anagrafiche che, a parere del rappresentante del sindacato medico «renderebbe immediata l’identificazione dei gruppi da vaccinare per fasce d’età e l’invio preliminare della documentazione per la raccolta del consenso informato che diventa la vera criticità di tutta l’attività. Il consenso informato è un documento medico abbastanza delicato la cui compilazione richiede tempo e, nondimeno, il supporto del medico di famiglia. La compilazione anticipata del documento da consegnare al momento della vaccinazione – sottolinea D’Ingianna – renderebbe più agevole l’operazione».

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