Dal Covid un giorno forse usciremo, anche se, probabilmente, non saremo più gli stessi dal momento che il virus ha irrimediabilmente modificato i connotati delle nostre vite. Il centro di gravità di questa tragedia umana continua a spostarsi verso l’“Annunziata”, una rotta drammaticamente già percorsa a metà novembre quando, poi, è scoppiato il finimondo. A differenza di allora, però, il sovraccarico di pazienti con una disponibilità di letti aumentata grazie all’ospedale militare da campo e al presidio di Acri che in quei giorni del dolore non c’erano ancora. Inoltre, saranno a disposizione anche i letti aggiuntivi al polo già istituito di Rossano. Gli ultimi numeri, però, innalzano al cielo una curva sorretta da enormi segni grigi. La ripresa del tracciamento (per adesso solo parziale) “riporta” il contagio nel Cosentino dopo l’inattesa frenata del martedì. Settantadue diagnosi nelle ultime 24 ore con due decessi (un 83enne di Castrovillari e una 87enne di Cosenza, entrambi spirati in Geriatria) e tre nuovi ricoveri rappresentano il tributo di una provincia che continua a bruciare dentro un enorme focolaio dopo le cene di Capodanno e le riunioni per santificare la tradizione dell’uccisione del maiale.
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