L’urlo della belva risale da una contabilità angosciate degli ultimi tre giorni e piega la fatica di uomini stanchi e non abbastanza saldi nella fede e nel rispetto delle misure di mitigazione. Per questa strada passa il virus che strappa un altro pezzo delle nostre vite. Vite che sono diventate infelici e preoccupate. La curva risale strisciando verso il cielo con altre due vittime in ospedale, tre ricoverati, un accesso in Pronto soccorso e 183 nuove diagnosi refertate in appena 24 ore. Quella polvere umana, agitata dalla voglia di normalità che si respira da un capo all’altro del Cosentino, diventa facile nutrimento per un morbo che appare sempre più insaziabile e meno convinto di arrendersi e che in alcuni luoghi ha già mutato la sua identità virale. Tra scorrerie e caos, l’agente patogeno ha neutralizzato i meccanismi di sorveglianza, spalancando una gigantesca avaria nel sistema di testing&tracing. Le sue impronte si sono perse da tempo tra le remote dune nascoste dalle ombre di un tracciamento che in alcuni giorni sembra mostrare eccessiva pigrizia.
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