Una petizione sottoscritta da oltre cento firmatari (primo sottoscrittore e promotore Walter Lentini) è stata inviata al sindaco di Rende, Marcello Manna, e al Rettore dell'Università della Calabria, Nicola Leone, per la creazione di una pista ciclabile e pedonale che colleghi l'Università della Calabria con il resto della città di Rende.
Se non ora? Quando?
Con quasi 26.000 studenti iscritti (dato aggiornato al 2018) e innumerevoli altre figure che ruotano intorno all'ateneo calabrese come ricercatori, dottorandi, studenti stranieri, lavoratori, personale tecnico/amministrativo, professori, l'Unical è la più grande struttura universitaria della regione Calabria e uno dei più grandi campus d'Italia. Realizzata, per motivi logistici e di spazio, al di fuori del centro urbano all'epoca esistente, l'Unical è stata posizionata molto saggiamente vicino a delle grosse arterie di scorrimento, come ad esempio l'autostrada A2 del Mediterraneo e la strada statale 107 Silana Crotonese e vicino alla rete ferroviaria nazionale con la stazione di Castiglione Cosentino praticamente a due passi dall'università. Questa posizione vantaggiosa, porta con se un enorme "bug" o difetto di costruzione molto evidente a chi, ogni giorno, tenta di raggiungere a piedi l'Unical: la totale mancanza o predisposizione di un passaggio pedonale o ciclabile che colleghi agevolmente l'Unical al vicino quartiere di Quattromiglia. L'unico percorso pedonale ad oggi esistente, se così si può definire, è stato ricavato a ridosso dei vecchi binari della ferrovia ad oggi in stato di abbandono. Eppure non mancano i sottopassi che attraversano l'autostrada e che collegano l'Unical a Quattromiglia, si pensi per esempio al ex-percorso ferroviario che, come già detto, è in stato di abbandono e spesso occupato abusivamente da vicini ristoratori o residenti che lo hanno fatto diventare il proprio orticello o parcheggio privato. Si pensi per esempio alla via di campagna che collega il nuovo centro residenziale "Quartiere Monaci" direttamente alla Via Ettore Maiorana, se non fosse chiusa da due cancelli, uno realizzato dall'Unical e l'altro dal comune di Rende, proprio allo scopo di impedirne la circolazione e, ad oggi, infestato da alberi caduti e vegetazione troppo fitta.
Perché proprio adesso?
Alla fine dell'attuale emergenza sanitaria causata dal Covid19 e con la graduale ripresa delle attività lavorative e universitarie, quale prospettiva avrà il traffico nella zona universitaria? Come cambieranno gli spostamenti degli studenti e di tutti i lavoratori ad essa collegati? Già prima della crisi non bastavano gli innumerevoli pullman che affollavano le pensiline universitarie con numerose corse extraurbane e urbane (si contava un pullman ogni 10 minuti), tant'è che il ricorso all'automobile privata era una scelta quasi obbligata per migliaia e migliaia di persone tanto da costringere l'Anas ad una seria valutazione sull'apertura di una nuova uscita autostradale da realizzare tra l'attuale uscita di Rende e l'uscita di Montalto Uffugo. Quale potrà essere lo scenario futuro? A causa della messa in sicurezza dei mezzi pubblici, sarà necessario ridurre il numero di persone da far salire sui pullman riducendone la capacità di trasporto: 25 persone al posto delle attuali 50??? ancora non lo sappiamo, ma sicuramente non potremo salire sugli autobus e spingerci l'uno contro l'altro come delle sardine così come eravamo abituati a fare fino a qualche mese fa. Né tantomeno è pensabile raddoppiare il numero dei mezzi attualmente a disposizione. Lasciamo perdere per un attimo l'enorme costo di acquisto di nuovi mezzi e il costo da sostenere per assumere nuovi autisti e controllori; vi immaginate le pensiline dell'Unical con il doppio degli autobus? Fino a dove arriverebbe la fila dei mezzi per poter entrare nella cittadella universitaria? Quanto tempo impiegherebbero? Anche per quanto riguarda il trasporto privato, è facile immaginarsi un aumento del numero delle automobili in circolazione: non ci sarà più il car sharing, i passaggi agli sconosciuti o, molto più semplicemente, spariranno i colleghi di corso o di ufficio disposti a condividere un pezzo di strada con te. In caso di pandemia, infatti, è più sicuro viaggiare da soli.
Trasporti alternativi
Anche il Governo Nazionale si è reso conto che è necessario investire in una mobilità alternativa, come le biciclette o i monopattini elettrici, per tentare di sgonfiare gli ingorghi nelle ore di punta in tutte le città italiane. https://www.ilsole24ore.com/art/fase-2-ecco-tutti-incentivi-arrivo-bici-e-monopattini-ADrQhsN Ma comprare le biciclette servirà a ben poco, se non si realizzano dei percorsi dedicati alle biciclette o ai pedoni.
Ambiente
Non mi dilungo molto su questo tema, perché penso sia superfluo dire quanta CO2, quanto particolato, quanti ossidi di azoto, vengono prodotti ogni anno dalle auto e dagli autobus e a quante morti premature ad essi conducano. Utilizzare le biciclette o andare all'università a piedi servirebbe non solo a ridurre il traffico e gli ingorghi ma anche a dare una mano all'ambiente.
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