Meglio il silenzio. Raffaele Mauro, ex direttore generale dell'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, non s’è presentato ieri mattina davanti al gip Manuele Gallo. Il dirigente medico doveva essere sentito a Palazzo di giustizia ma ha fatto sapere per il tramite dei suoi avvocati, Enzo Belvedere e Giustino Mauro, che produrrà al magistrato un’articolata memoria in relazione alle accuse che gli vengono contestate. Mauro è sottoposto dalla scorsa settimana al divieto di dimora in Calabria per effetto dell'inchiesta “Sistema Cosenza” condotta dal procuratore capo Mario Spagnuolo e dal pm Mariangela Farro.
L'inchiesta
L’indagine giudiziaria fa il punto sui bilanci falsi e l'enorme esposizione debitoria che caratterizzerebbero la sanità pubblica nell'area settentrionale della regione. L'ex direttore generale, che lasciò l'incarico dopo aver inviato alla magistratura inquirente un esposto-denuncia, è indagato per falso e abuso d'ufficio. Gli investigatori della Guardia di Finanza ne hanno intercettato i colloqui telefonici per mesi, ricostruendo la rete di rapporti mantenuta sia a livello amministrativo che politico. I documenti finanziari ritenuti fittizi si riferiscono a tre annualità: 2015, 2016 e 2017. Al quadro imbarazzante si aggiungerebbero – secondo quanto riferito alla Gazzetta dall'ex componente del collegio sindacale dell'Azienda, Sergio Tempo – anche quelli degli anni precedenti almeno fino al 2011. Ed a questi va sommato pure il bilancio del 2018 che ben sette commissari succedutisi dopo Mauro alla guida dell'Asp, non hanno inteso approvare. Raffaele Mauro è stato intercettato dai finanzieri dei colonnelli Danilo Nastasi e Michele Merulli anche quando ha deciso di lasciare il ruolo di direttore generale.
Le intercettazioni
«Mi mi sono rotto abbondantemente le scatole» dice l'ex manager alla donna con cui intrattiene una relazione sentimentale. E si sfoga: «Nooo... me ne vado. Mi sono seccato... sono stanco... non ha senso, non ha proprio senso». Mauro spiega alla compagna le mille difficoltà cui deve fare fronte. «Anche perché non è una cosa che tu dici: risolvo in tempi brevi. Non la si può risolvere: qua è un casino e ogni giorno è peggio. Da quel poco che riesco a intuire è ancora peggio dei tre anni scorsi. Molto peggio – rimarca – molto peggio». È sempre più convinto a lasciare: «Bisogna andarsene anche perché – spiega – sono cambiati gli equilibri politici anche a livello romano e loro vogliono liberate le poltrone: se non te ne vai tu che non sei intelligente e lo capisci, ti cacciano loro in malo modo. Una persona equilibrata deve realizzare quando non ci sono più le condizioni». Ma quale fosse la situazione economica dell'Asp da cui Mauro fugge, lo spiegherà nell'estate dello scorso anno Simona Bettelini, nominata commissario e ascoltata dalla Commissione di vigilanza della Regione. «Abbiamo 360 milioni e mezzo di debiti verso fornitori iscritti a bilancio, più altri debiti di vario titolo per 63 milioni, in totale… » dirà la Bettelini, aggiungendo: «è proprio il fatto che non abbiamo contezza di quanto questi debiti iscritti a bilancio possono essere giustamente ricondotti, appropriatamente ricondotti, ai contenziosi che ancora abbiamo in essere, perché più volte l'area legale è stata sollecitata per fare una ricognizione e per entrare nel merito del grado di rischiosità dei contenziosi aperti, ma per una serie di ragioni, compreso il fatto che gli atti documentali di molti contenziosi non sono recuperabili, perché addirittura risalgono a prima del 2010, sono praticamente difficile da ricostruire». È questa la fotografia del disastro: non si ha precisa contezza di come stiano le cose.