Il sodalizio criminale Zingari-Forastefano, secondo gli inquirenti, si era riorganizzato e negli ultimi anni aveva ripreso piede nella Sibaritide come ai vecchi tempi, all’inizio degli anni Duemila, quando la stessa alleanza aveva messo a ferro e fuoco quel vasto territorio che va da Trebisacce a Cariati passando per Cassano e fino ad arrivare alle pendici del Pollino. Dal loro reinsediamento al comando della zona, nessuno poteva muovere foglia senza versare l’obolo per la bacinella dei clan. Allo stesso modo, anche gli appalti dovevano essere comandati dalla cosca che si era arrogata di decidere chi doveva aggiudicarsi le gare del Comune di Cassano o chi, poi, doveva eseguire i lavori. Tra le quasi duemila pagine dell’inchiesta “Kossa” viene raccontato anche il caso paradossale della “Big Unica”, impresa che aveva vinto un appalto per la gestione del verde pubblico al comune di Cassano costretta a cedere la commessa in subappalto ad un'azienda collegata al clan. Il caso è paradossale perché, contemporaneamente, la Big Unica, tra il 2016 e il 2017, riceve una interdittiva antimafia che costringe il Comune a revocargli l’appalto e questo sarà anche uno dei motivi che porterà l’Ente sibarita ad essere sciolto per infiltrazione mafiosa nel novembre del 2017. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza