Due storie di ordinario disagio...sanitario. La prima riguarda un'anziana ricoverata in una casa di cura di Dipignano che, affetta da Covid, è stata trasferita in fretta e furia nei giorni scorsi nell'ospedale dell'Annunziata di Cosenza. La donna, arrivata in Pronto soccorso, è poi deceduta a causa del contagio. I familiari, tuttavia, non hanno saputo niente del decesso. Per due giorni hanno chiesto notizie della loro congiunta scoprendo solo dopo 48 ore che era finita nelle celle frigorifero dell'obitorio. Insomma, nessuno li ha avvertiti come correttamente si sarebbe dovuto fare. Com'è finita? In Tribunale, perché i parenti hanno segnalato con un esposto quanto accaduto alla procura del capoluogo bruzio. Se qualcuno ha sbagliato dovrà renderne conto. Il secondo caso riguarda un uomo di 82 anni, residente in Sila, trasportato nel nosocomio cosentino dai figli. Il pensionato è stato consegnato ai medici del Pronto soccorso ma i congiunti, da qual momento, non hanno più avuto sue notizie. Alla Gazzetta, la figlia dell'anziano ha raccontato di aver contattato una serie di numero di telefono senza ottenere alcuna risposta o indicazione. «Non so in quale reparto si trovi mio padre» ha spiegato la donna. «Non credo che questo sia il modo giusto per stare vicino ai parenti dei malati». L'ottantaduenne non è affetto dal Covid 19 e dovrebbe trovarsi in un reparto ordinario. Già, quale? «Se non mi danno risposte - spiega la figlia - mando i carabinieri, quando è troppo è troppo...>».