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Mandatoriccio, assolto l'ex assessore del Comune

Era finito nei guai per l’affidamento del taglio d’un bosco comunale a un’azienda di Campana, espressione – secondo quanto sostenuto dai magistrati della Dda – del clan Marincola-Farao di Cirò

Filippo Mazza, ex assessore del Comune di Mandatoriccio

Assolto con formula piena. Termina così il calvario giudiziario di Filippo Mazza, l’ex assessore del Comune di Mandatoriccio rimasto impigliato nelle maglie dell’inchiesta “Stige” coordinata dalla Dda di Catanzaro. L’ex amministratore era stato arrestato il 9 gennaio del 2018 insieme all’allora sindaco Angelo Donnici e al responsabile dell’ufficio tecnico comunale (entrambi poi andati assolti con formula piena).
I due ex amministratori e il tecnico finirono nei guai per l’affidamento del taglio d’un bosco comunale a un’azienda di Campana, espressione – secondo quanto sostenuto dai magistrati della Dda – del clan Marincola-Farao di Cirò. L’ex assessore – che sin dall’inizio della sua vicenda giudiziaria è assistito dall’avvocato Antonio Ingrosso – dopo l’arresto venne trasferito nel carcere di via Popilia, dove rimase per dieci giorni. Il Tribunale del riesame di Catanzaro, poi, su istanza del legale, revocò la misura cautelare. «Già in quella fase – sottolinea l’avvocato Antonio Ingrosso – venne esclusa l’aggravante d’aver agevolato il clan cirotano». Una circostanza per la quale la Dda non propose ricorso in Cassazione. In seguito vennero assolti sia il sindaco Angelo Donnici che il capo dell’ufficio tecnico comunale. Entrambi erano finiti, insieme all’ex assessore Mazza, nelle carte dell’inchiesta per una serie di responsabilità che poi vennero attribuite al segretario del sindaco. Sarebbe stato quest’ultimo – anch’egli arrestato e successivamente condannato dal gup – a tessere rapporti con l’impresa boschiva ritenuta espressione delle ’ndrine cirotane. Impresa alla quale era stato affidato il cottimo fiduciario per il taglio del bosco di Farnetto, in località Montagnella, di proprietà del Comune di Mandatoriccio. Circostanza avvenuta dopo che due gare erano andate deserte. E soprattutto quando Filippo Mazza – come ha rimarcato in udienza l’avvocato Antonio Ingrosso – non era più assessore ai lavori pubblici ormai da tempo «e quindi – sottolinea il legale dell’ex amministratore – completamente all’oscuro delle presunte trame».

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