Nella storia recente del coronavirus, un morbo ormai sfiancato dal suo lungo calpestio, l’arrivo delle varianti ripropone un nuovo slancio e un respiro che torna a farsi intenso e preoccupante. Certo, i numeri del contagio nel Cosentino continuano a sottostimare quella virulenza che altrove sconcerta. Finora, un solo caso di mutazione è stato accertato su una bimba di nove anni. E dopo l’allarme rientrato nella scuola primaria privata di Cosenza, adesso si attende la caratterizzazione di tre tamponi positivi sospetti. Tutti con dropout del gene s, una sorta di precursore della variante inglese individuato sul campione esaminato di mucose orofaringee e nasofaringee. Per ora si tratta di referti sotto osservazione che riguardano una bimba di 5 anni, un bambino di 10 e un giovane di 25 anni. Per il sequenziamento passeranno inevitabilmente dei giorni. Del resto, non ci sono laboratori in Calabria per la ricerca delle mutazioni. I centri di riferimento sono il policlinico militare del “Celio” di Roma e l’Istituto zooprofilattico “della Campania e delle Calabrie” di Portici. Servirebbe maggiore rapidità nell’accertamento dei casi, nel conoscere l’abbecedario dei geni presenti nelle mucose prelevate coi tamponi. Ma la dimensione del tempo di studio è attualmente complessa, non ci sono limiti esatti tra acquisizione del droplet e la sua caratterizzazione. A volte passano anche tre settimane, un tempo enorme rispetto alla necessità di seguire con certezza le scie del nuovo virus. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza