La geografia del narcotraffico. Sull’Alto Tirreno cosentino esistevano delle ben individuate piazze di spaccio ognuna con il proprio “referente”, ma tutti gestiti o comunque riconducibili al clan Muto. Sin da quando il capocosca era Franco Muto, alias “Re del pesce”, il traffico di droga è stato sempre dominato dalla ’ndrina di Cetraro. Lo documentano sentenze, ormai diventate definitive, che trovano riscontro nei verbali di pentiti. E un’ulteriore conferma arriva anche dalla recente inchiesta “Katarion” della Dda di Catanzaro che, nei giorni scorsi, ha portato in carcere le presunte nuove leve della potente consorteria mafiosa.
Ed è proprio dalla complessa indagine, coordinata dal procuratore capo della Dda Nicola Gratteri, che vengono ricostruiti i nuovi equilibri della cosca e soprattutto la divisione geografica del traffico di droga. Con tanto di zone e di “capi”. Quello che gli inquirenti chiamano «l’assetto del traffico di cocaina».
Scalea e Santa Maria del Cedro sarebbero state gestite da Pasquale Napoli e Giovanni Franco, mentre «Belvedere Marittimo era presidiata dai fratelli Impieri».
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