Nulla è cambiato in questi mesi dall’altra parte del mondo, quello della sofferenza che si vive nell’ospedale dell’“Annunziata”. C’è lo stesso riconoscibile dolore di ogni giorno. La storia di queste ultime ore ci riporta nel Pronto soccorso che, da giorni ormai, ha cominciato a ripopolarsi anche nell’area non covid. Ieri mattina c’erano una quarantina di pazienti in attesa.
Qualcuno anche in condizioni disperate. Si torna in quei luoghi incandescenti ritrovando malati ammassati in quelle stanze come era già accaduto durante l’assedio di novembre. Anime in pena sistemate ovunque, persino nei corridoi. Code di lettini e barelle con malati in attesa del responso e di un ricovero. Due soli medici e un manipolo di infermieri e oss, per ogni turno, a gestire l’emergenza che continua nelle tende all’aperto piene di pazienti positivi.
L’inizio della terza ondata inizia a disegnare lo stesso drammatico scenario della seconda con ambulanze in coda nel piazzale e pazienti in attesa nell’area triage. Mancano i medici, mancano le bombole d’ossigeno, manca la certezza di una sanità in salute. Lo stesso primario del Pronto soccorso starebbe per lasciare, diretto al nord, verso un sistema-salute d’eccellenza.
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