Doveva iniziare il prossimo 3 maggio nell’aula della Corte di Assise di Cosenza il processo a carico di Giuseppe Andrea Renda, accusato dell’omicidio di Aneliya Dimova, la 55enne bulgara trovata morta lo scorso 30 agosto nella sua casa di Belvedere Marittimo. Infatti, nei giorni scorsi, il gip del Tribunale di Paola aveva disposto il giudizio immediato. Ma la difesa di Renda, rappresentata dall’avvocato Alberto Grimaldi, ha chiesto la possibilità che il giovane venga giudicato con rito abbreviato condizionato a perizia psichiatrica. Così il prossimo 14 aprile si terrà l’udienza davanti al Tribunale di Paola nel corso della quale il giudice deciderà se accettare la richiesta della difesa di Renda. Il 32enne deve rispondere di omicidio aggravato da futili motivi.
Il Giudice per le indagini preliminari, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Rossana Esposito, aveva mandato direttamente a processo il giovane. Il figlio della Dimova si costituirà parte civile e sarà assistito dall’avvocato Eugenio Greco del Foro di Paola. La fine della scorsa estate sarà ricordata sull’Alto Tirreno cosentino per quell’omicidio così efferato. I carabinieri della locale stazione, guidati dal maresciallo Alessandro Diana e coordinati dal capitano della Compagnia di Scalea Andrea Massari, la 55enne bulgara sul letto seminuda e con una profonda ferita in testa. La scena del crimine sin dall’inizio aveva fatto pensare agli inquirenti a una rapina finita male. A Belvedere Aneliya era conosciuta da tanti perché da oltre vent’anni era in Italia e viveva sull’Alto Tirreno cosentino. Aveva lasciato il suo Paese in cerca di una vita migliore soprattutto per il suo amato figlio. Infatti, per lui aveva fatto tanti sacrifici, lavorando pure come domestica.
Nessuno poteva immaginare che facesse una morte tanto atroce. Subito dopo il delitto, i carabinieri - coadiuvati dai colleghi del Ris - sono tornati più volte sulla scena del crimine per raccogliere elementi utili alle indagini. Sono state le immagini delle telecamere a inquadrare Renda entrare in casa della donna da un balcone-finestra e uscire nel periodo che corrisponde proprio all’ora della morte. Dalla casa vennero portati via alcuni monili d’oro e la fede della donna. Quegli stessi oggetti che Renda ha poi rivenduto in alcuni Compro Oro della zona. Ora la parola spetta di nuovo al giudice che deciderà se accettare la richiesta di abbreviato ma condizionato all’esito di una perizia psichiatrica sul giovane.
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