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Appalti condizionati nel Cosentino: in Prefettura non c'è traccia degli iscritti alla loggia di Scalea

La loggia c'è... Ma non si vede. La procura di Paola, nell'ambito dell'inchiesta condotta sui presunti "cartelli" imprenditoriali e tecnici che avrebbero condizionato l'affidamento di lavori pubblici nei comuni dell'Alto Tirreno cosentino, ha individuato una loggia massonica e un'associazione culturale a Scalea sulla cui "regolarità" i magistrati inquirenti mostrerebbero delle perplessità. La ragione? I carabinieri mandati in Prefettura ad acquisire elenco degli iscritti ed il relativo statuto non ne avrebbero trovato traccia.

Il procuratore Pierpaolo Bruni ed i pm Maria Francesca Cerchiara e Antonio Lepre hanno ipotizzato, già nel gennaio scorso, la violazione della Legge Anselmi nei confronti di tre indagati. La norma, approvata dopo lo scandalo che seguì alla scoperta della loggia Propaganda 2, vieta la costituzione di strutture "coperte" e comunque in grado di interferire nelle attività di istituzioni pubbliche locali e nazionali. I magistrati inquirenti e gli investigatori pare conoscano i nomi degli iscritti alla "officina" massonica operante nello scaleano ma il riscontro che manca è, appunto, il deposito dell'elenco nell'Ufficio territoriale del Governo. Una svista? Una grave dimenticanza? Gli accertamenti in corso serviranno a chiarire meglio la questione.

Quella sulla massoneria deviata è una pista investigativa seguita negli anni scorsi in altre zone della Regione prima dal procuratore di Palmi, Agostino Cordova, poi dai pm antimafia di Reggio guidati dal procuratore aggiunto Salvatore Boemi e, successivamente, dal pm di Catanzaro Luigi de Magistris. Negli ultimi due anni, in più occasioni, ha parlato di "massoneria deviata" anche il procuratore distrettuale di Catanzaro, Nicola Gratteri.

Appalti comunali condizionati nel Cosentino, sequestrati documenti e telefoni

Documenti e telefoni sequestrati. Intanto i carabinieri della compagnia di Scalea e del Nucleo investigativo del Reparto provinciale hanno acquisito documenti relativi agli appalti pubblici di alcuni comuni dell'Alto Tirreno - Aieta, Belvedere, Scalea, Guardia Piemontese - nell'ambito di una inchiesta coordinata dal procuratore di Paola Pierpaolo Bruni e dai pm Maria Francesca Cerchiara e Antonio Lepre. Nel dettaglio, è stato effettuato il sequestro di tutti i telefoni cellulari nella disponibilità di Maria Grazia Melega, Francesco Esposito; Vincenzo Cristofaro; Silvano Cairo; Giuseppe Marsico; Marco Liporace; Maria Petrone; Vincenzo Donato Rosa; Raffaele Grosso Ciponte; Giuseppe Caroprese; Gianfranco Amodeo. Nel contempo i pubblici ministeri hanno contestato, nel gennaio scorso, la violazione della legge Anselmi che vieta la costituzione di logge massoniche coperte o capaci di interferire con la vita istituzionale degli enti pubblici, all' architetto Francesco Arcuri, l'imprenditore  e consulente Luigi Cristofaro e  all'imprenditore Vincenzo Donato Rosa. Stamattina nell'ambito delle indagini è stato sequestrato dai militari, guidati dal maggiore Giuseppe Sacco e dal capitano Andrea Massari, il telefono cellulare dell'assessore Marco Liporace di Belvedere Marittimo. Quella compiuta oggi è una prosecuzione della indagine partita due mesi fa.

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